Tagli dei voli, preoccupata attesa per i lavoratori

Tra le stime degli economisti e le notizie del calendario delle cancellazioni, resta il nodo dei licenziamenti. Il commento di Ezio Colombo della Filt Cgil

Un milione di passeggeri in meno. È questa la stima che fa il Sole 24 Ore in base ai tagli annunciati dal piano Alitalia per l’aeroporto di Malpensa: stop a 17 voli intercontinentali, stop ai collegamenti con Londra, Madrid e Francoforte e ad altre 19 destinazioni continentali. Mentre la politica prosegue tra strilla, urla, minacce di blocchi (camper e gazebo leghisti compariranno nello scalo da lunedì 7 gennaio, preludio alla manifestazione del 20 gennaio prossimo), Enac che si erge a mediatore per lo spostamento dei voli da Malpensa a Fiumicino, in aeroporto regna il clima di attesa. A marzo verranno cancellate 45 rotte di Alitalia, ma i tagli partiranno da metà gennaio: Genova, Firenze, Sarajevo, Timisoara, Skopje, Craiova e Shanghai. Poi da marzo via Bologna, Ancona, Perugia, Bolzano e altre 18 tratte intercontinentali tra le quali Osaka, Delhi, Chicago, Boston, Toronto, Caracas e Buenos Aires. Per volare per quelle destinazioni gli utenti Alitalia dovranno passare da Roma o Parigi, altrimenti optare per altre compagnie, scelta obbligatoria per le 14 rotte per le quali non è previsto al momento nessun subentro ad Alitalia, quattro in Africa, quattro in Asia, due in Sudamerica e quattro in Nordamerica.    

Cosa sarà di Malpensa e di chi ci lavora in aeroporto è la domanda che si fanno in molti. Alcune rotte abbandonate da Alitalia saranno rimpiazzate da altri e secondo il presidente di Sea Giuseppe Bonomi c’è la fila fuori dalla sua porta per sostituire la compagnia tricolore: per le rotte verso le capitali europee potrebbero subentrare le compagnie nazionali, c’è l’opzione Volare per alcune tratte potenzialmente low cost (senza scordare i piani di investimenti progettati da Easyjet e Ryanair), ci sono le grandi americane e asiatiche (da marzo 2008 sarà avviata la liberalizzazione dei voli Europa-Usa, i cosiddetti accordi Open Sky) pronte a cogliere le opportunità fornite da un mercato che rimane appetibile come quello di Malpensa; e ancora la gallaratese Air Italy, Blue Panorama, AirOne stessa, tutte pronte a subentrare ad Alitalia e ritagliarsi un ruolo da protagoniste a Malpensa, senza contare le ipotesi più o meno realistiche della fantomatica compagnia aerea del Nord (o Padana, a seconda delle tendenze politiche). Tutte cose da verificare alla prova dei fatti: per Sea, la società che gestisce gli scali milanesi, potrebbe esserci l’opportunità di trovare rimpiazzi e limitare così i tagli ai dipendenti, ma restano numerosi problemi sul piatto, dalla rinegoziazione dei patti bilaterali con le compagnie, ai crediti vantati con Alitalia fino ai conti in bilico della società di gestione. 

Il nodo che preoccupa maggiormente è quello dei lavoratori: «Il clima in aeroporto è di attesa preoccupata – spiega Ezio Colombo, segretario territoriale della Filt Cgil -. La nostra sensazione è che i camper e i gazebo leghisti non incasseranno il favore dei lavoratori: non sono degli sprovveduti, sanno che non può salvarli chi ha creato il pasticcio con decenni di scelte mancate. Mi sembrano solo spot elettorali sulla pelle di chi rischia il posto». Il sindacato non vuole nemmeno inserirsi nella gara a chi spara il numero più alto di lavoratori che verranno licenziati: «Chi dice 7 mila, chi 15 mila: sono cifre irreali – commenta Colombo -. A nostro parere al momento, tenendo conto dei dipendenti Sea, Alitalia, del commercio, dei servizi, dei negozi e dell’indotto, a rischio sarebbero circa 3 mila lavoratori, ma dare i numeri non è nel nostro stile. Al di là di AirFrance, ci piacerebbe capire cosa il Governo intende fare dell’aeroporto: si legge che per Malpensa ci sono progetti, ma vorremmo ragionare su dati e numeri, non su esternazioni. Gli arrivi di nuove compagnie potrebbero essere un aiuto a Sea per limitare il contraccolpo, ma un abbassamento dell’occupazione ci sarà, non c’è dubbio. Ci sono servizi come il catering che se non saranno più generati a Malpensa spariranno a prescindere da chi subentrerà – chiosa Colombo -. Bisogna ragionare sull’attivazione degli  ammortizzatori sociali in mancanza di alternative credibili».

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Pubblicato il 04 Gennaio 2008
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