Munksjo, operai barricati: “Abbandonati al nostro destino”
Prima notte di occupazione per i lavoratori della cartiera chiusa dalla multinazionale svedese. Nuove mobilitazioni nei prossimi giorni
La prima notte è passata. I lavoratori della Munksjo di Besozzo si sono chiusi all’interno dei cancelli, decisi a non mollare fino a che la proprietà dell’azienda non si siederà ad un tavolo per trattare, magari concedendo più dei 180 licenziamenti contenuti nel secco comunicato diffuso nella giornata di ieri un’ora prima dell’incontro nella sede di Univa. Tutto intorno alla ditta bandiere e cartelli, alcuni ironici, altri più duri. Sul cartone bagnato dalla pioggia caduta dal pomeriggio di ieri, mercoledì 21 maggio, scritte del tipo: “La cartiera è il nostro futuro”, “Teniamo famiglia”, “La dignità prima del profitto”, “Con la cartiera Besozzo vive”, “Siamo qui perché non siamo di serie B” e “La cartiera produce rotoli….non deve andare a rotoli”.
Dentro le facce stanche di chi ha passato la notte in fabbrica. Non al lavoro come sempre, ma presidiando macchinari e prodotti per non farli portare via: «Quando hanno chiuso a Vaprio D’Adda hanno portato via anche i bulloni», spiegano i lavoratori. Così cinque camion in mattinata hanno dovuto fare marcia indietro senza caricare o scaricare materiale. I dipendenti della cartiera staranno al loro posto, organizzati secondo i turni di (non) lavoro: almeno una trentina di persone sarà all’interno dei cancelli giorno e notte. Alcuni hanno giocato infinite partite di briscola, altri si sono riposati all’interno delle auto parcheggiate sotto la pioggia, altri ancora sono rimasti nella guardiola a discutere di futuro, di possibilità di riconversione, dell’assenza delle istituzioni. Il domani per la maggior parte di loro è buio: sono operai per la gran parte specializzati, una ricollocazione è difficile, offerte nei dintorni non ce ne sono. Per chi ha cinquant’anni poi le prospettive sono ancora meno rosee: «Siamo cresciuti qui dentro, alcuni di noi hanno padri, nonni e zii che hanno lavorato qui. Fuori siamo dei signori nessuno». Uno ricorda la storia gloriosa della cartiera, fatta di 350 anni di produzione di carta di giornali, tetrapak, denaro per conto della Zecca dello Stato. Un altro ricorda i personaggi gloriosi che hanno lavorato qui come Walter Molino, storico disegnatore e illustratore della Domenica del Corriere passato per le linee dello stabilimento besozzese.
Stanno dentro, gli operai. In modo pacifico, tengono a precisare: «Una protesta ghandiana», ironizza uno di loro. Per il momento niente blocchi alla strada, niente azioni sopra le righe: qualcosa forse si farà nei prossimi giorni. Dalla Svezia (dove la finanziaria che ha rilevato
L’ordine di non toccare nulla è chiaro: macchinari e materiale sono gli unici valori che rimangono ai dipendenti per provare a riaprire uno spiraglio di trattativa. Si consolano con un panino e il vino, arrivato in mattinata offerto da uno “sponsor”. Non molleranno, promettono, fin che non ci sarà un segnale di apertura.
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