San Pietroburgo e la Provincia di Varese a braccetto nel segno del commercio

Importanti e feconde del relazioni Lombardia-Russia, soprattutto grazie all'export lombardo nella meccanica. Graglia (Univa): "È uno dei Paesi di maggiore interesse"

Giornata di public relations internazionali all’Università Cattaneo LIUC di Castellanza. In mattinata si sono incontrati i vetici dell’ateneo, dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese e dell’Assembea Legislativa della città di San Pietroburgo, ormai una sorta di "capitale morale" della Russia in questi tempi di positivo anche se disomogeneo sviluppo economico. Scopo dell’iniziativa era presentare alla delegazione venuta dalla fredda città sul Baltico, giovane (tre secoli di vita appena, fu fondata dallo zar Pietro il Grande nel 1701) ma già ricca di storia, il territorio varesino con il suo ricco e variegato tessuto produttivo e le  opportunità economche che esso presenta. Una relazione, quella con il gigante russo, che l’Unione Industriali varesina ha reso più intensa a partire dal 2005 con l’apertura di Puntorussia (qui lo speciale che Varesenews dedicò all’inziiativa), e confermato anche nel 2007 con una visita a Mosca.

Un rapporto in apparenza sbilanciato, quello con la Russia, nel senso che i dati (si veda la tabella in fondo all’articolo di presentazione della giornata) vedono importazioni assai modeste a fronte di un massiccio export lombardo in Russia, concentrato nel settore metalmeccanico (ben il 52,8% del totale). A riequilibrare le cose ci pensa ovviamente la grande forza della Russia nelle esportazioni energetiche – gas naturale in testa – ma anche qui va detto che l’industria lombarda ci mette lo zampino, producendo molte delle componenti necessarie, come vedremo.

In questo quadro vanno letti i commenti dei principali partecipanti all’incontro odierno. Michele Graglia, presidente di Univa, ricorda che la Russia «è uno di Paesi di maggior interesse del momento: ha enormi risorse naturali e sta crescendo economicamente».
Graglia sottolinea il ruolo nell’esportazione della meccanica lombarda e varesina, in potente crescita: c’è dunque non poca Lombardia nell’industria russa, erede in via di modernizzazione dei possenti ma spesso obsoleti "kombinat" di epoca sovietica. «Ma c’è anche la moda» ricorda Graglia. Infatti il tessile-abbigliamento ha sempre una sua nicchia, quello varesino esporta (2007) per circa 17 milioni di euro. E talvolta c’è Russia che avanza anche nei CdA delle aziende lombarde: «Nella nostra» ricorda Graglia «abbiamo avuto un socio che proveniva da una cartiera in Carelia (repubblica autonoma della Federazione russa ndr), del resto nel settore il mercato si sta spostando a est, dalla Scandinavia alla Russia». A favorire l’interscambio con la Russia è anche «l’affinità culturale» molto più avvertibile che con realtà secolarmente remote come India o Cina, pure protagoniste del momento storico. Scambi che esistevano già in epoca sovietica, ma si sono espansi dopo il crollo del regime che «aveva in qualche modo compresso le potenzialità della Russia per alcuni decenni». Puntorussia? «Un’esperienza molto positiva» risponde Graglia, «un atout importante, ci ha dato un supprto stabile in loco e un patrimonio di conoscenze e contatti. Importante anche perchè da soli non si va da nessuna parte, e noi siamo in massima parte piccole e medie imprese: quindi fondamentale agire compatti come associazione».

Il rettore della Liuc Andrea Taroni, "padrone di casa", sottolinea il valore di queste occasioni nello spirito di internazionalizzazione che contraddistingue l’ateneo. «A tutti gli studenti che lo desiderano e hanno gli strumenti linguistici per farlo, permettiamo di fare stage all’estero, lo ricordo: non è da tutti. Finora con la Russia non abbiamo ancora rapporti, ma loro sono molto interessati a quanto facciamo. Campi come la giurisprudenza e la formazione del management professionale in ambito sanitario sono molto promettenti, offrono l’occasione di possibili nuovi rapporti. E l’ex URSS è ormai un territorio economicamente trainante». Niente male per un Paese dato allo sbando più totale appena dieci anni fa: miracoli dei prezzi del petrolio.

Il capodelegazione Vatanyar Yagya, plenipotenziario per gli affari internazionali dell’Assemblea Legislatva della Città di San Pietroburgo, attraverso l’interprete esprime il suo apprezzamento per il livello dell’economia lombarda, e particolarmente quello della provincia di Varese, di cui ha studiato i dati, trovandone poi ampia conferma sul posto. «Si dice in tutto il mondo che la Lombardia è il motore economico d’Italia, e Varese vi ricopre un ruolo importante». È Yagya a ricordare che se la Russia detiene i… rubinetti del gas e del petrolio, a fabbricarli materialmente e a costruire i grandi gasdotti sono spesso proprio aziende lombarde, che hanno un’apprezzata specializzazione riconosciuta a livello globale. «I rapporti sono ottimi, il potenziale è molto alto» spiega. Ma il capodelegazione russo cita anche un campo che non ci attenderemmo: l’agricoltura. «C’è collaborazione con la Lombardia anche per affrontare e superare insieme la crisi della produzione alimentare, che è oggi un problema globale». E la potenzialità russa in questo campo, mai sfruttata a dovere per note, croniche carenze o scelte sciagurate del secolo scorso (collettivizzazione imposta con la violenza e le deportazioni sotto Stalin), resta altissima, mentre l’agricoltura lombarda non ha bisogno di presentazioni, semmai di un rilancio produttivo e di una politica comunitaria meno restrittiva.
Quanto al rapporto fra economia e università in Russia, Yagya cita la Scuola superiore di management aperta di recente presso la prestigiosa Università statale di San Pietroburgo, le cui facoltà di economia, finanza, persino di scienze dei trasporti ferroviari, sono in stretti rapporti con le maggiori aziende russe, eredi dei conglomerati sovietici e passate dai "direttori rossi" agli oligarchi eltsiniani e all’attuale generazione di dirigenti allineati al governo Putin. Proprio l’"uomo forte" della Russia, ci si ricorda opportunamente, è nativo di San Pietroburgo, come pure il neo-Presidente Medvedev, e «come altri 5000 professionisti e consulenti di alto livello che vivono a Mosca operando nel governo e nelle maggiori società» ricorda orgoglioso Yagya. San Pietroburgo è insomma una potenza nella Russia di oggi. «Eravamo la capitale di un brillante impero» ricorda il capodelgazione, «in epoca sovietica la città ha sofferto una riduzione del suo ruolo» sottolinea (per tacere dell’orribile assedio nazista del 1941-1944, novecento giorni, un milione di morti in gran parte di fame ndr), «ora siamo in forte fase di rilancio, il 15% della produzione industriale russa è nel nostro distretto, e si calcola che il 10% delle risorse umane intellettuali della Russia sia pietroburghese».

Assenti rappresentanze politiche, a parte il sindaco di Varese Attilio Fontana, che avendo già avuto modo di conoscere personalmente il capodelegazione russo Yagya non ha voluto mancare all’appuntamento per salutarlo. Ha inviato per l’occasione un breve intervento Luca Ferrazzi, nella sua veste di consigliere segretario dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale lombardo. "Abbiamo voluto inserire nel programma della visita della delgazione del parlamento di San Pietroburgo le realtà culturali, economiche e produttive più significative della nostra Regione" scriveva. "La tappa presso l’Università Carlo Cattaneo di Castellanza, la presentazione da parte dell’Univa delle caratteristiche e delle potenzialità dell’economia della provincia varesina, l’incontro con il Rettore della Liuc, sono opportunità ulteriori per testimoniare la vivacità delle nostre imprese, il positivo rapporto fra queste e la sede universitaria,la vocaizone all’internazionalizzazione del sistema varesino. Regione Lombardia accompagna e sostiene i progetti e le azioni volte a rafforzare la presenza delle nostre imprese sui mercati della Federazione russa e su quelli di maggiore interesse per la Provincia di Varese".

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Pubblicato il 17 Maggio 2008
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