Agguato di Pagani, la parola al superstite

Il ritrovamento dell'arma da guerra in casa di Davide De Felice apre nuovi scenari investigativi. I due erano in contatto con il gruppo che fece l'attentato alla caserma dei carabinieri di Porto Ceresio

«Per ora ci concentriamo sul mitra Kalashnikov trovato nella casa del superstite dell’agguato di Pagani. È comunque prematuro fare delle ipotesi precise sul loro coinvolgimento. Tutte le strade investigative sono aperte, compresa quella della criminalità organizzata. Parlarne ora però mi sembra prematuro».
È cauto il procuratore capo di Varese Maurizio Grigo.
Se la morte di Alessandro Cascetta e il ferimento di Davide De Felice, in un primo momento, erano sembrati casuali, il ritrovamento del mitra da guerra nella casa del superstite dell’agguato di Pagani apre nuovi spiragli alle indagini e genera dubbi sulla presenza dei due malnatesi nella cittadina campana.

Al momento l’unica certezza è  l’obiettivo dell’agguato, quell’Abdel Aziz, parente di Alessandro Cascetta, malavitoso di Pagani, molto conosciuto in paese per la sua spavalderia e prepotenza. E forse proprio un suo sgarro ai clan del salernitano potrebbe essere la ragione dell’agguato. Aziz è stato infatti finito con un colpo alla testa.
Ma che ci faceva un mitra kalashnikov con la matricola abrasa e 16 colpi nella casa di un delinquente di paese? De Felice, come Cascetta, era un personaggio di secondo piano nella mappa della malavita varesina. Piccoli reati, qualche fatto legato alla droga. C’è però un altro particolare. I due malnatesi erano in contatto con il gruppo che fece l’attentato alla caserma dei carabinieri di Porto Ceresio.
Forse  stavano tentando un salto di qualità o forse erano veramente nel luogo sbagliato al momento sbagliato. A tutte queste domande dovrà ora rispondere Davide De Felice che si trova agli arresti piantonato dai carabinieri all’ospedale di Nocera Inferiore con l’accusa di detenzione illegale di arma da guerra.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Agosto 2008
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