Cava Frutteto, la “difesa” del sindaco Colombo

In un lungo intervento in consiglio comunale il primo cittadino sommese spiega i passaggi che hanno portato all'allargamento della cava di estrazione

La polemica sul piano cave che ha previsto l’allargamento della cava Frutteto di Somma Lombardo è rimbalzata sugli organi di stampa nelle ultime settimane. Al consigliere comunale Ermanno Bresciani ha risposto il primo cittadino della città dei tre leoni Guido Colombo con un lungo intervento in consiglio comunale nel quale ha spiegato le ragioni dell’allargamento della cava. Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del sindaco 

«Il vigente Piano Cave della Provincia di Varese, approvato nel 1992, prevedeva la presenza in territorio di Somma Lombardo di un nuovo Polo estrattivo denominato “Cava Frutteto”. Nella relativa scheda descrittiva (A8g) era previsto un giacimento di 10.000.000 m3 per una profondità di 30 metri, e una produzione annua variabile in crescendo da 400.000 m3 a 700.000 m3.

In sede di approvazione definitiva Consiliare, agosto 1992, il Consiglio Regionale procedeva alla modifica del Piano cancellando diverse cave tra cui la “Cava Frutteto”.

A fronte delle modifiche apportate le diverse Ditte interessate dalla variazione Consigliare ricorrevano presso il competente TAR, ottenendo tutte sentenza favorevole in quanto: le modifiche effettuate risultavano “immotivate”.

Negli anni successivi la Provincia di Varese avviava la Revisione/Variante del vigente Piano Cave che otteneva approvazione dalla Regione Lombardia con DCR n. VI/1440 del 22 dicembre 1999 e pubblicazione sul BURL del 15 febbraio 2000.

In tale delibera venivano recepite le indicazioni del TAR e si procedeva al reinserimento del polo estrattivo “Cava Frutteto”; contro la Deliberazione assunta dalla Regione Lombardia non risulta alcun ricorso presentato o osservazione presentata dalla allora amministrazione comunale di Somma Lombardo o dal Parco del Ticino.

Parallelamente il Parco Lombardo della Valle del Ticino perseguiva la redazione del nuovo PTC (Piano Territoriale di Coordinamento) approvato con DGR n. 7/5983 del 3 agosto 2001, pubblicata sul BURL n. 40 del 5 ottobre 2001.

 Il nuovo PTC eliminava alcuni vincoli preesistenti quali:

a)        il vincolo all’art. 17 – Divieto di coltivazione di cava ad una distanza inferiore ai 500 metri rispetto al terrazzo principale del Ticino – (Area dalla quale, peraltro, la cava era già stata esclusa a seguito di correzione di errore materiale riscontrato sul precedente PTC);

b)        il vincolo imposto dal limite D2 “Area archeologica”. A tale riguardo risulta che, su richiesta della Ditta, la Soprintendenza ai beni Archeologici aveva già proceduto alla effettuazione di indagini e scavi su tutta l’area  di cava verificando la assenza di situazioni di interesse archeologico.

A seguito dell’approvazione del nuovo PTC, l’area in esame risulta definita da nuovo azzonamento quale area G1 (art. 9 – Ambito agricolo e forestale) e in relazione alle previsioni dettate dal  PTC (art. 23 – Regolamentazione della attività di cava) in tale fascia di territorio l’attività di cava “è consentita in conformità alle disposizioni dei Piani Cave”.

In questa situazione l’autorizzazione della nuova cava, laddove conforme al Piano Cave approvato risulta di fatto quale adempimento al Piano vigente.

Per quanto riguarda la assoggettabilità a VIA del progetto di escavazione presentato la relativa interpretazione, su richiesta della Provincia, è stata fornita dal competente ufficio della regione. A seguito di tale parere è stata successivamente rilasciata autorizzazione alla apertura di nuova cava con Atto Dirigenziale n. 5715 del 19 dicembre 2001, con scadenza al 02 settembre 2005. L’attività risultava pertanto autorizzata per un volume complessivo di scavo pari a 600.000 m3 su un periodo di 3 anni, con una volumetria media di 200.000 m3/anno. Anche in questo caso, contro tale atto non risulta attivato alcun ricorso da parte del Comune di Somma Lombardo o del Parco.

Risulta, peraltro, che negli anni successivi il Parco Lombardo della Valle del Ticino procedeva a stipula di convenzione con le cave esistenti sul territorio della Provincia di Varese per gli adempimenti imposti dalla L.R. 14/98 (versamento oneri); tra le cave convocate per la sottoscrizione della convenzione risulta anche la Ditta Cave Riunite esercente la “Cava Frutteto”.

La mancata sottoscrizione della convenzione da parte del comune,  aveva portato alla formulazione di convenzione d’ufficio. La sottoscrizione della convenzione da parte della mia Amministrazione ha viceversa consentito l’ottenimento di oneri aggiuntivi anche sul materiale scavato e non commercializzato, nonché il rimborso delle spese sostenute per il controllo della attività di cava con il recupero di tali importi  relativamente agli anni di precedenti.

Le successive autorizzazioni, risultano conseguenti alla avvenuta proroga del vigente Piano Cave (in mancanza della approvazione del nuovo) ed a quanto previsto come norme di salvaguardia dalla L.R. 14/98 che prevede in assenza di nuovo Piano Cave la possibilità di prosecuzione della attività estrattiva laddove sussistano terreni residui già inseriti nel piano previgente.

Un passo indietro.

Al momento del reinserimento del polo estrattivo “Cava Frutteto” nel Piano Cave Provinciale compaiono due schede tra loro discordanti: nella scheda della tabella planimetrica del volume massimo estraibile annualmente 600.000 m3; nella tabella di sintesi 600.000 m3 annui.

A seguito del quesito proposto dal competente Ufficio Cave della Provincia di Varese, la Regione Lombardia formulava interpretazione autentica secondo la quale risultava corretta la possibilità per la Ditta di ottenere autorizzazioni fino ad un volume massimo annuo pari a 600.000 m3.

Conseguentemente a tale interpretazione la Provincia di Varese ha recentemente rilasciato nuova autorizzazione n. 13 del 03 gennaio 2008 che prevede lo scavo di un volume complessivo di 595.300 m3 su di un periodo di 16 mesi, corrispondente pertanto ad una media annua di circa 450.000 m3, con termine ultimo il settembre 2008.

Sempre la Provincia, in mancanza dell’approvazione del nuovo Piano Cave, ha rilasciato una nuova proroga sino al 2011 con una escavazione media di circa 300.000 m3 rispetto ai 600.000 m3 annui di escavazione massima. In relazione alla prevista nuova scadenza di autorizzazione (settembre 2011) la somma dei residui materiali in banco più quelli ancora richiedibili in nuova autorizzazione veniva ad essere spalmata su un periodo superiore ai 40 mesi con conseguente riduzione del volume medio producibile pari a circa 300.000 m3 anno.

Ritorniamo all’approvando piano cave.

La originaria proposta di Piano Cave, anno 1992, prevedeva una superficie di polo estrattivo significativamente diversa rispetto alla attuale che, in relazione alla profondità allora prevista pari a 30 metri, equivaleva ad una cubatura di giacimento pari a circa 10.000.000 m3.

La Provincia di Varese con Delibera di Consiglio n. 76 del 02 dicembre 04, approvava la proposta di nuovo Piano Cave che veniva conseguentemente trasmessa alla Regione Lombardia per l’istruttoria definitiva. Per quanto riguarda la cava in questione, questa risulta inserita come (ATEg8) con una profondità media di escavazione pari a 32 metri ed volume utile potenziale di m3 3.954.000; la produzione decennale programmata è di 1.200.000 m3 pari ad una volumetria media di scavo di 120.000 m3/anno.

Dopo l’istruttoria tecnica, la Giunta Regionale ha approvato con DGR n. VIII/003799 del 13 dicembre 2006 la proposta di Piano Cave da trasmettere alla VI Commissione Consiliare per i succesivi adempimenti. In tale deliberazione vengono introdotte modifiche alle previsioni relative all’ATE g8 – Cava Frutteto – pertinenti la modifica della profondità di scavo che viene innalzata a 40 metri, con conseguente incremento delle riserve producibili pari a circa 5.000.000 m3. La produzione decennale programmata è stabilita pari a 3.000.000 m3 equivalenti ad una volumetria media di scavo di 300.000 m3/anno.

Pertanto, la nuova proposta di Piano Cave attualmente giacente presso la Regione prevede un’area di giacimento significativamente inferiore (pari a circa i 2/3 di quella di cui alla originaria previsione) che a fronte di una profondità massima pari a 40 metri concreta una potenziale cubatura residua di giacimento pari a 5.000.000 m3 da cui devono essere dedotti i quantitativi scavati successivamente all’ottenimento dell’autorizzazione n. 954 del 23 febbraio 2006 nonché quelle più recenti, per un volume complessivo equivalente a circa 700.000 m3 che portano la cubatura residua a 4.300.000 m3.

Qui è opportuno porsi una domanda: dal 1992 al 23 febbraio 2006 rispetto ai potenziali 10.000.000 di m3 quanto hanno scavato le Cave Riunite? La risposta è semplice 600.000 m3.

Allora cosa è successo durante l’istruttoria presso la VI Commissione?

Certamente nulla di nuovo sotto il sole; è avvenuto quello che parallelamente avviene normalmente tra un’Amministrazione Comunale e il proponente un Piano di lottizzazione.

Fermo restando il massimo volume estraibile dal giacimento di 4.300.000 m3, rispetto ad una volumetria media di scavo proposta dalla Regione di 300.000 m3 annui, la proprietà ne ha chiesti 450.000  forte di una precedente autorizzazione.

Il compromesso si è trovato a 400.000 m3 annui che vuol dire, rispetto alla cubatura residua di 4.300.000 m3 che non vengono introdotte variazioni al Piano Cave approvato dalla Giunta Regionale, e che conseguentemente la proposta di incremento del volume annuo di escavazione da 300.000 m3 a 400.000 m3 sul volume complessivo di giacimento è da intendersi come riduzione degli anni di attività della cava, con il conseguente avvicinamento nel tempo del suo di recupero ambientale.

Cioè:

4.300.000 m3 : 300.000 m3/anno = attività della cava 15 anni

4.300.000 m3 : 450.000 m3/anno = attività della cava 10 anni

4.300.000 m3 : 400.000 m3/anno = attività della cava 11 anni

Tutto qui. 

Nulla di quello che il PD ha scritto e che qui riporto fedelmente: “E’ sotto gli occhi di tutti i cittadini constatare come i volumi escavabili aumentano a ritmi vertiginosi man mano che gli atti riguardanti questa vicenda, passano e si rimpallano da una Amministrazione all’altra, tutte ben saldamente in mano al Centrodestra” corrisponde a verità … ma il non dire la verità sui fatti, caro PD, porta una specie di rispetto e di deferenza, perché ogni qualvolta additiamo o accusiamo qualcuno mentendo gli facciamo il complimento di riconoscere la sua superiorità».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Agosto 2008
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