“Che emozione parlare all’Onu”

Chiara Milani racconta la sua esperienza al Palazzo di vetro di New York per la campagna Omoiyari di Junior Chamber International, accompagnata dalle "cartoline" degli studenti del Liceo Artistico Candiani

«Un’emozione unica». Nonostante la stanchezza per il jet-lag da fusi orari, Chiara Milani (foto) è raggiante quando racconta ai colleghi giornalisti del suo recente viaggio a New York dove ha avuto, martedì scorso, l’alto onore di tenere un breve discorso al palazzo di Vetro dell’Onu in occasione del "JCI Leadership Summit at the UN". La vicedirettrice del tg di Rete55 e vicepresidente esecutivo della JCI italiana è impegnata da tempo per Omoiyari, la campagna di moralità globale lanciata dalla Junior Chamber International, organizzazione nata nel 1915 negli USA, unica a potersi fregiare del simbolo dell’ONU, e che conta migliaia e migliaia di giovani aderenti in oltre cento Paesi del mondo. La campagna è nata in Giappone, il suo nome significa "empatia" verso i propri simili: al congresso mondiale di Antalya l’organizzazione l’ha adottata con entusiasmo e promosso da un capo all’altro dell’orbe terracqueo. Obiettivo della campagna è superare le differenze culturale e trovare i valori comuni a tutta l’umanità, nel segno della pace e della fratellanza tra popoli e culture differenti.

 

«Ho parlato in inglese per dieci minuti, il tempo massimo consentito per questi interventi» racconta Milani, «di fronte ad un pubblico di centinaia fra soci della JCI mondiale ed esponenti delle Nazioni Unite, accolti da un messaggio di saluto del Segretario generale Ban Ki-Moon, che hanno mostrato di apprezzare molto l’iniziativa che andavo esponendo. Mi ero preparata il testo, ma ho finito per parlare a braccio». Ad accompagnare Chiara, oltre al marito Rudy Collini, come lei impegnato con JCI, c’erano le creative "cartoline", proiettate su schermo, realizzate dagli studenti del Liceo Artistico Candiani di Busto Arsizio in occasione del primo seminario di formazione su Omoiyari tenuto proprio presso l’istituto superiore bustocco: Busto è stata la prima città ad accogliere l’iniziativa, oltre a ricevere la visita del vicepresidente mondiale di JCI, il giapponese (di Hiroshima) Kentaro Harada, presente anche martedì al Palazzo di Vetro insieme al presidente, l’irlandese Graham Hanlon. La cartolina più bella sarà premiata durante il convegno nazionale di JCI previsto proprio a Busto Arsizio dal 3 al 5 ottobre.


«Prima di raggiungere New York, da bustocca mi ha commosso l’affetto di tanti concittadini che mi facevano gli auguri per questa occasione. Soprattutto mi ha gratificata molto l’augurio di Angioletto Castiglioni, che ha fatto del Tempio Civico una sorta di centro permanente di educazione alla pace». Milani racconta anche di essere riuscita, a discorso chiuso, a far cantare tutto il pubblico: «una canzone molto semplice che mi aveva insegnato un esponente di JCI Nigeria, e il cui ritornello recita: Different colours, one people».
Tra gli ospiti e i relatori dell’incontro di New York  c’erano anche Gillian Sorensen, consigliere senior della Fondazione dell’Onu ed Anthony Parkes, direttore della Camera di commercio internazionale (ICC-WCF). Si discuteva infatti anche di commercio: se Omoiyari, insieme alla parallela campagna JCI "Nothing but nets" (che – in accordo con il sesto degli obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite per la lotta alla diffusione dell’Aids, della malaria e di altre malattie – raccoglie soldi per inviare in Africa zanzariere per difendere i bambini durante il sonno) riguardava la responsabilità individuale, a New York si è parlato anche della moralità nel campo del commercio internazionale, degli standard di diritti del lavoro, ambiente e sicurezza che le aziende aderenti allo UN Global Compact Local Network si stanno impegnando a rispettare.

Collaborazione, fratellanza fra popoli: solo belle parole destinate a restare agli atti? «Credo proprio di no perchè li portiamo nelle scuole» spiega Milani, attiva da anni con JCI. «Durante il seminario con i ragazzi dell’Artistico avevamo affrontato anche i “dieci obiettivi del millennio” che l’ONU si è posta per il 2015. I ragazzi di altre nazioni, visto l’esempio giapponese e italiano di Omoiyari, ci hanno detto “vogliamo farlo anche noi”. In JCI c’è gente che fa lavori diversi e dedica il proprio tempo libero senza scopi di lucro a questo impegno, c’è un’idea di cittadinanza attiva, un’idea molto molto bella, l’altro lato dei giovani, se si vuole. ”To create better leaders to create better societies”  è uno dei nostri motti».

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Pubblicato il 01 Agosto 2008
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