Costruivano una scuola, ma erano clandestini e in nero
Nel cantiere lavoravano 13 extracomunitari e un minorenne, tutti "in nero" di cui 8 clandestini. Gli ispettori del lavoro: «C'era la totale mancanza di qualsiasi dispositivo e misura di sicurezza, anche quelli più elementari»
Ancora lavoro nero, ancora cantieri edili ad alto rischio, ancora una volta a Busto Arsizio. Una scoperta, quella degli ispettori della direzione provinciale del lavoro e dei carabinieri del nucleo per la Tutela del lavoro, paradossale e inquietante. Nel cantiere di via Leopardi numero 5 lavoravano 13 extracomunitari e un minorenne, tutti "in nero". Di questi 8 erano clandestini. Uno è stato arrestato per non aver ottemperato a un precedente decreto di espulsione. Il cantiere nell’area dell’istituto privato tecnico aeronautico riguardava un appalto di un milione e mezzo di euro.
Gli ispettori si sono trovati di fronte a una situazione di estrema pericolosità per la violazione delle più elementari norme di sicurezza «tale – scrivono in un comunicato – da esporre a gravi rischi per l’incolumità le maestranze impiegate, costituite da n. 17 lavoratori in forza a tre aziende». L’intera area del cantiere è stata sequestrata, tre datori di lavoro sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per gravi violazioni delle norme in materia di sicurezza, uno per occupazione e sfruttamento di manodopera clandestina. stessa sorte per gli 8 lavoratori extracomunitari in quanto non in possesso dei documenti per soggiornare nel territorio italiano.
Sono state contestate, inoltre, n. 80 violazioni circa – tutte di carattere penale – del Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro e sono stati adottati 3 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per l’occupazione di lavoratori "in nero" in percentuale superiore al 20% . Gli accertamenti di carattere amministrativo sono tuttora in corso.
«Di tutta la vicenda, di per sé stessa già anomala, – concludono gli ispettori – ciò che lascia perplessi è la riscontrata mancanza, per quanto riguarda i lavoratori, di qualsiasi dispositivo e misura di sicurezza – anche quelli più elementari e comuni, come calzature di sicurezza, elmetti e per quanto riguarda la committenza, della documentazione minima necessaria per l’operatività del cantiere e la mancanza del fondamentale titolo autorizzativo per costruire, la Dia, rilasciata dal Comune».
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