Festival del Film, primi segnali di verdetto

La cronaca della giornata del 13 agosto: la girnata di MOertti, ma anche dei primi premi e dei primi pronostici

Primi verdetti e segnali dal festival con novità e notizie che ormai si susseguiranno, insieme alle ultime anteprime (nel pomeriggio Mar Nero, il candidato italiano al concorso internazionale) fino alla chiusura prevista per sabato. Ieri 13 aogosto è stata sicuramente la giornata di Nanni Moretti (nella foto, mentre riceve il Pardo d’oro speciale) ma, prima di parlarne, occorre fare la cronaca del Festival.

Innanzitutto i primi giudizi finali: sono infatti stati già stati annunciati i primi vincitori, quelli della sezione “Open Doors” dedicata quest’anno all’America Latina si tratta di “Jean Gentil” di Israel Cardenas, di Alejandro Fernandez per “sentados frente el fuego” e Alejo Crissotomo per “FE”.

Per una rassegna che si chiude polemiche che proseguono, e torniamo a parlare di “Sol dell’avvenire”, dopo le contestazioni dei giorni scorsi il ministro Bondi aveva lanciato la proposta di una commissione che valutasse i film sul terrorismo, oggi giunge un comunicato del gruppo “centoautori” che parla di “precedente pericoloso” puntando la sua difesa del film, ancora una volta, in un’ottica di tutela della libertà di produzione. C’è da scommettere che la vicenda non è ancora destinata a chiudersi.

Come si diceva questo mercoledì comunque è stata la giornata di Nanni Moretti: il regista è stato acclamato in Piazza Grande e ha ricevuto in omaggio un Pardo d’oro speciale prima dell’apertura della serata, dal palco il regista ha accolto l’omaggio senza far trasparire le sue emozioni ma c’è da pensare che la cosa gli abbia fatto piacere visto che, nel pomeriggio, aveva presentato un nuovo cortometraggio che ha preparato apposta per il festival: un filmquiz rivolto agli spettatori di quest’ultimo.

La Piazza Grande poi, ancora col pubblico delle grandi occasioni e l’incombente minaccia di pioggia (concretizzatasi brevemente a proiezione iniziata) ha accolto con enorme entusiasmo entambe le proiezioni: in seconda serata l’omaggio a Moretti ha consentito ad almeno 7000 persone di rivedere “Palombella Rossa” mentre in precedenza il pubblico era stato sorpreso da una brillante commedia ingleseThe son of Rambow” , intraducibile  gioco di parole tra “figlio di Rambo” e “figlio dell’arcobaleno” (rainbow), la storia dichiaratamente autobiografica del regista, Garth Jennings, il quale dal palco ricorda di avere deciso di diventare regista a 12 anni, dopo avere visto “First Blood” (Rambo) e avere deciso, con un’amico, di iniziare immediatamente la registrazione di un film ispirato alle gesta eroiche di Sylvester Stallone.


Il film (nel video di you tube, il trailer inglese. Il film non è mai stato distribuito in Italia) mette in scena il “making of” di questo strampalato film amatoriale realizzato da due ragazzini inglesi, ciascuno dei quali a suo modo un po’ emarginato ma anche geniale; nella storia del fare il film si somma il nascere di un’amicizia, il confronto con una società spesso bigotta e autoritaria e qualche incomprensione familiare che l’hobby del cinema aiuterà a risolvere. Un film dalla trama semplice ma davvero brilante e divertente, applausi a scena aperta e secondo passaggio del regista sul palco per raccogliere un applauso supplementare. Come era accaduto l’anno scorso per Death at a Funeral, che poi vinse il premio del pubblico a cui il film di Jennings si candida prepotentemente (fra quelli visti finora vengono segnalati papabili anche Chaos Theory che però dovrebbe avere avuto meno pubblico, e “Marcello Marcello” film svizzero che è piaciuto molto).

Parlando ancora di premi il verdetto delle giurie come sempre è misterioso ma molti sono i candidati credibili scesi in campo nelle ultime ore: Il polacco “33 scene di una vita” , un film introspettivo e triste, che tratta il tema della morte e della depressione attraverso la storia di una famiglia che entra in crisi dopo la morte della madre.

Di tutt’altro registro ma, a giudizio di chi scrive, fra i migliori prodotti visti a questo festival, il coreano “Daytime Drinking”, commedia e road movie ad un tempo, il film è il primo lungo metraggio di un giovane cineasta di Seoul, Noh Young Soek, che, con pochissimi soldi, mette in scena la storia di un ragazzo che, lasciato dalla findanzata, viene coinvolto da tre amici in un viaggio al mare in pieno inverno, per dimenticare e divertirsi. Giunto però alla stazione balneare il giovane scopre di essere solo: i tre amici si sono dimenticati di raggiungerlo. Inizia così un viaggio senza meta per località balneari deserte e avvolte dal gelo, caratterizzato dall’incontro con personaggi strani o inquietanti, col prodursi di equivoci dvertenti e, soprattutto, in compagnia del Seju, grappa di riso, che il protagonista finisce per bere in continuazione, perdendo la lucidtà in una sorta di stordimento perenne che lo espone ancora di più alla sfortuna, alle truffe e ai malintesi (fino al doveroso lieto fine). Quasi una commedia all’italiana nei risultati anche se il regista dice di avere pensato soprattutto “a un film che facesse capire i pericoli del bere troppo”.

Ottimo anche il canditato turco alla vittoria finale “the market – a tale of trade”, anche qui una commedia centrata su un commerciante turco che sogna il colpaccio per sistemare affari e famiglia, quando l’occasione finalmente si presenta eccolo inseguire l’opportunità su  e giù per il confine turco azero, combinando commercio, contrabbando e gestione di un vecchio zio che si unisce a lui per aiutarlo, producendo però non pochi imbarazzi e ritardi. Anche qui una storia semplice ma intelligente, ottimi attori e trama convincente, qualche perlessità solo per un finale che sembra giustificare un po’ troppo sernamente qualche comportamento criminale.

Da un romanzo di Camilo Castelo Blanco viene invece il candidato portoghese, “Un amore di perdizione” di Mario Barroso, che si potrebbe considerare l’ennesima rielaborazine del dramma di Romeo e Giulietta ma con qualche significativa differenza, a partire dal protagonista, Simao, che più che un indomito amante è un giovane spostato, quasi uno psicopatico, che insegue una Giulietta viziata e bulimica, della quale si innamora, e sinceramente, ma senza quasi averla mai conosciuta.

Il dramma si snoda attraverso affetti che si confondo e si perdono, personaggi che non sanno difendere chi amano e ridare un senso al loro amare. Inevitabile la tragedia finale, anzi le tragedie finali, rischiarate però da un raggio di ottimismo rappresentato da chi, la sorella e un amico del protagonista, riesce a vivere una storia d’amore gioiosa e normale, senza farsi irretire dal dramma e dall’egocentrismo. Un altro candidato credibile al pardo, forse anche anche a un premio per l’interprete maschile.

Nella giornata di oggi, 14 agosto, oltre al già citato “Mar Nero" (FEVI 16:15) attesa anche per la serata di piazza grande con Khamsa di Karim Dridi (Francia 2008).

 

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Pubblicato il 14 Agosto 2008
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