Il “salvataggio” di Alitalia che fa male a Malpensa
Le parole sull'argomento del segretario provinciale del Partito Democratico Stefano Tosi
La nuova Alitalia e le sue pretese monopolistiche faranno molto male a Malpensa. Questo è quello che pensa il segretario provinciale del Partito democratico di Varese Stefano Tosi, a poche ore dall’annuncio della procedura che darà il via al progetto della nuova compagnia. «Con questo piano Malpensa non si rafforza: al di là di qualche ritocco, non ci sono infatti impegni per quell’aeroporto da parte di chi vuole il piano. L’approccio monopolistico penalizza anzi la risalita di Malpensa, che è in corso già da alcuni mesi dopo l’abbandono di Alitalia grazie alle politiche di self hubbing. Inoltre il ruolo di Linate resta un punto di domanda: ma proprio perchè quel self hubbing continui a stare in piedi è necessaria coerenza tra i ruoli dei due aeroporti».
Un danno per l’areoporto di Malpensa che stava appena ricominciando a prendere fiato dunque, senza però grossi vantaggi per la compagnia nè per il sistema economica tutto: «Innanzitutto, perchè si scaricano sui cittadini contribuenti tutti i costi e i debiti della vecchia compagnia con una tipica soluzione all’italiana dove scompaiono le respoonsabilità – precisa Tosi – Inutile domandarsi infatti dove finiranno i 300 milioni di quello che ad aprile era stato definito prestito ponte: semplicemente in fumo»
E una situazione anticoncorrenziale e attuata con una limitazione voluta delle regole antitrust «Si protegge la nascita di una esperienza imprenditoriale, danneggiando seriamente la capacità di crescita degli italiani. La soluzione che si prospetta così passa da uno scenario concorrenziale a uno monopolistico nazionale privato, con una offerta di rotte peggiore sia rispetto alla soluzione attuale sia di quella che si avrebbe avuto con Air France».
E una soluzione affatto migliore a quelle rigettate in precedenza: «Gli esuberi previsti dal nuovo piano saranno più del doppio rispetto al primo progetto con Air France: si tratta di 6mila, contro i poco più di duemila della trattativa precedente – conclude Tosi – Con un uso intensivo della cassa integrazione in quella parte scorporata di Alitalia dove andranno le cose irrisolvibili. E il costo ipotizzabile è di 700milioni di euro, contro i 300 della precedente soluzione»
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