“Linate ridimensionata? È un’idea di qualche salvatore di Alitalia?”

Nota del partito della Rifondazione Comunista in merito al nuovo piano industriale della nuova società capitanata da Roberto Colaninno

Riceviamo e pubblichiamo 

Socializzazione delle perdite – a carico dei contribuenti – e trasferimento dei valori positivi ai privati che daranno vita alla nuova “good company”. E’ questo il nocciolo del piano Alitalia messo in piedi dal governo Berlusconi, nettamente peggiorativo rispetto a quello proposto da Air France sotto gli auspici del governo Prodi. 

La dissoluzione della compagnia di bandiera non mancherà di avere seri contraccolpi in Lombardia, in particolare sui grandi aeroporti di Linate e di Malpensa. 

“L’idea di ridimensionare Linate, che circola da qualche giorno, mi sembra strana e avventata”, dichiara il segretario regionale del Prc Lombardia Alfio Nicotra. “Lo scalo cittadino di Milano mostra di andar bene, e anche i dati del traffico più recenti lo confermano in crescita. Sarebbe sbagliato sacrificare il poco che ha una sua ragion d’essere e che funziona nel sistema aeroportuale lombardo, a vantaggio di Malpensa sempre in difficoltà. Per Malpensa, su tutti i versanti – in primo luogo su quello dell’occupazione – vanno trovate le soluzioni appropriate, sarebbe sciocco gettare il bambino con l’acqua sporca. Vien da pensare che siano i numerosi immobiliaristi della cordata che si prenderà Alitalia a ispirare una campagna per il ridimensionamento di Linate, che libererebbe a Milano vaste aree più che appetibili per il business dei costruttori. Ancora una volta, conclude Nicotra, gli appetiti speculativi dei privati finirebbero per prevalere sull’interesse pubblico”. 

Gli incerti orizzonti industriali e occupazionali che gravano sui principali scali lombardi in conseguenza della vicenda Alitalia, sono resi più bui dalla mancanza di un piano di sistema aeroportuale integrato all’altezza delle reali necessità economiche, commerciali e ambientali, che Rifondazione comunista chiede inascoltata da anni in Consiglio regionale. La sregolata proliferazione degli scali (ne abbiamo ormai uno ogni 50 chilometri) e la costruzione, senza un serio piano industriale, come una cattedrale nella brughiera, di Malpensa 2000, sono alla base di una situazione caratterizzata da fragilità e sprechi strutturali che, specie in situazioni di crisi acuta come quella attuale, rischia di collassare.

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Pubblicato il 28 Agosto 2008
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