Malpensa inquina i boschi, pagano Sea e il ministero dei Trasporti

Dovranno pagare 5 milioni di euro di indennizzo ai proprietari dei 210 ettari della tenuta “Cascina 3 Pini” che si trova tra Somma Lombardo e Vizzola Ticino

I “coinquilini” di Malpensa lo sostengo da sempre: gli aerei fanno rumore sì, ma soprattutto inquinano. Passando a bassa quota sopra le case scaricano nuvole di carburante, come centinaia di auto che partono rombanti allo scattare del semaforo verde. Ed ora che i loro timori fossero fondati lo dimostra la sentenza del Tribunale civile di Milano che, come riporta oggi il Corriere della Sera, ha condannato il ministero dei Trasporti e la Sea a dare 5 milioni di euro di indennizzo ai proprietari dei 210 ettari della tenuta “Cascina 3 Pini” che si trova tra Somma Lombardo e Vizzola Ticino.

La cascina è in un bosco secolare nel Parco del Ticino patrimonio dell’Unesco, proprio al confine con le piste dell’hub. La proprietà puntava a valorizzare l’oasi naturalistica, ma il valore commerciale della zona (stimato già nel 1992 in più di 14 miliardi di lire) è stato quasi azzerato dalle emissioni prodotte da Malpensa.

Il giudice della decima sezione, Bianca La Monica, ha affidato una consulenza tecnica d’ufficio al professor Pierluigi Genevini per verificare la quantità di idrocarburi presenti nel bosco, sugli alberi, nei terreni agricoli. E il confronto ha avuto un esito quasi da choc: l’inquinamento in quella zona del Parco del Ticino è più elevato di quello dei terreni a fianco del casello  Milano-Sud dell’autostrada A1.

Le dieci pastiglie di carbone attivo sistemate per catturare gli agenti inquinanti che precipitano dal cielo sopra Malpensa, hanno mostrato che «la concentrazione di idrocarburi totali sui campioni prelevati al casello autostradale era nettamente inferiore a quella registrata sui suoli» del bosco, al punto che il picco più elevato nel bosco è risultato quasi triplo del picco rilevato a fianco dell’autostrada a Melegnano. Conferma «la correlazione tra l’inquinamento e il passaggio degli aerei» in decollo («una media di 148 al giorno») il fatto che l’inquinamento risulti minore in zone interessate solo dall’atterraggio degli aerei anziché dal decollo.

La conclusione: i danni sono notevoli e neppure 15 anni basteranno a ripristinare la situazione originaria; se si decidesse di abbattere le piante malate bisognerebbe distruggere il 30 per cento del patrimonio boschivo di quell’area.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Ottobre 2008
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