Mascioni, il sindacato chiede la riduzione dei tagli
Incomincia la trattativa. Nell’incontro con la proprietà i punti proposti dal sindacato, che chiede la cassa integrazione straordinaria
Disponibilità a discutere il piano industriale, riduzione del numero degli esuberi e strumenti per l’integrazione del reddito. Sono questi i punti che il sindacato chiede alla proprietà di Mascioni Tessuti spa dove a rischio sono sessanta posti e per i quali l’azienda di Cuvio ha attivato le procedure di mobilità. Un incontro è avvenuto nel pomeriggio di oggi, 23 ottobre tra i rappresentanti sindacali di Cgil e Cisl e un consulente delegato dalla proprietà a gestire la trattativa.
«Il prossimo 31 ottobre avremo un nuovo incontro, dove ci verranno date risposte in merito alle richieste che oggi abbiamo presentato – spiega Doriano Battistin, della Filtea Cgil, la categoria che si occupa dei contratti tessili – . La nostra trattativa si sviluppa su tre punti. In primo luogo abbiamo chiesto all’azienda la disponibilità a gestire la fase di difficoltà ricorrendo alla cassa integrazione straordinaria e a concedere strumenti di integrazione del reddito. Poi è stata chiesta la riduzione del numero degli esuberi (che sono una sessantina, cui potrebbero aggiungersene altri 40 se si calcolano i contratti a termine non rinnovati nda). In ultimo abbiamo chiesto all’azienda a rendersi disponibile a discutere il piano industriale e a fare un accordo sulla mobilità che tenga presente come elemento prioritario la volontarietà delle persone».
Come detto il prossimo passo è previsto per fine mese quando le parti torneranno a sedersi al tavolo. Nel frattempo i lavoratori iscritti al sindacato sono saliti da quota zero di quindici giorni fa a un centinaio, su un totale di 430 dipendenti. Un risultato che comunque per il sindacato non spiana la strada per una trattativa che si preannuncia impegnativa: già nell’incontro di oggi la proprietà ha accolto molto tiepidamente l’ipotesi di un ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
Il tempo stringe: la legge prevede tempi contingentati per le trattative, fissati in 45 giorni dalla richiesta di mobilità, avvenuta attorno al 10 ottobre. In caso di mancato accordo la palla passa al tavolo dell’agenzia regionale del lavoro che dopo un ulteriore periodo di proroga dà seguito alle procedure di legge.
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