Risparmio energetico, la nuova frontiera dell’imprenditoria

Se ne è parlato in un seminario presso la sede dell'Unione Industriali a Gallarate: tecnologie ad emissioni zero, certificati verdi, conto energia, contributi e detrazioni

Risparmio energetico, questo sconosciuto. Come passare dalle buone intenzioni ambientali ai fatti concreti ed economicamente vantaggiosi? Se ne è parlato mercoledì pomeriggio a Gallarate in un seminario organizzato dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese insieme alla rivista della Piccola Industria di Confindustria “L’Imprenditore”, in collaborazione con Warrant Group. “Energia – L’impresa e il sistema Paese. Agevolazioni finanziarie per investire” il nome scelto per l’incontro, del quale è stato ospite fra gli altri anche l’assessore regionale a reti, servizi e sviluppo sostenibile, Massimo Buscemi.

Proprio alla piccola industria, quella sotto i 100 dipendenti, si rivolge la rivista "L’imprenditore", edita da 14 anni e vicina al milione di copie distribuite. Il suo direttore Andrea Milano ha fatto gli "onori di casa" insieme al presidente dell’Unione Industriali varesina Michele Graglia; a chiudere l’intervento di Alberto Testa, Presidente del Comitato della Piccola Industria dell’Unione Industriali. Quest’ultimo concluderà che «la promozione dell’efficienza energetica deve trovare un posto di primo piano fra le priorità della politica italiana». Non solo industria, dunque, ma anche Stato e istituzioni in supporto, con investimenti in reti e infrastrutture energetiche:e, aggunge Testa, si dovrà necessariamente trattare anche di nucleare: «un tema ineludibile, un elemento strategico a supporto della competitività, non solo delle imprese».

Per Michele Graglia il risparmio concreto «è un interesse operativo, concreto»; tanto che già nel 1999 nasceva il consorzio di acquisto Energi.Va, che oggi conta più di 200 consorziati. Nel 2002 seguiva la fondazione della società di trading energetico Espansione Srl. «Siamo convinti che sul fronte dell’energia si giochi una partita importante per la crescita e il recupero di competitività del nostro sistema produttivo locale»: così Graglia. A maggior ragione in tempi di prezzi alle stelle, con difficoltà per tutti.

A portare la testimonianza di un precursore assoluto del tema anche il filmato “La rivoluzione energetica è fra noi” su Amory Lovins. Una realtà felice, la sua, ben lontana dalla grigia realtà italiana: uno scenario tratteggiato da Sara Rosati, del settore Energia di Confindustria, che conferma come l’industria italiana paghi una delle bollette elettriche più care d’Europa, seconda solo a quella irlandese. Da qui l’obiettivo, anzi l’imperativo dell’efficienza energetica. Per raggiungerlo, due anni fa Confindustria ha costituito una “task force” voluta dall’attuale presidente Emma Marcegaglia.

Tornando al punto del seminario, è stato Carmelo Macrì di Espansione ad esporre le chiavi per il risparmio energetico negli usi finali in industria. Gli accorgimenti da adottare sono talvolta semplici, talaltra più complessi e tali da richiedere investimenti, comunque di sicuro ammortamento in tempi accettabili. Un esempio è la riduzione dei consumi tramite illuminazione ad alta efficienza – con neon a reattori elettronici, la cui affidabilità è ormai eccellente. Un accorgimento di questo tipo consente un risparmio dal 30 al 35%, aggiungedovi la possibilità di regolazione tramite dimmer si arriva al 50-60%. Oppure un intervento più complesso come il rifasamento degli impianti elettrici aziendali, che va valutato caso per caso; o ancora l’impiego di motori elettrici ad elevata efficienza. La stragrande maggioranza (90-95%) dei motori elettrici nell’industria italiana a tutt’oggi ha rendimento basso (F1, standard) ma i motori i tipo F3, i più efficienti, si stanno diffondendo. Servono fra l’altro per poter usufruire dei cosiddetti certificati bianchi: oltretutto durano il doppio dei motori standard e sono meno rumorosi, pur costando un 30% in più, differenza che si ripaga ampiamenti in contesti di utilizzo continuo. Un altro ritrovato tecnico utile a ridurre i consumi per l’azienda sono gli azionamenti a velocità variabile. Aggiungervi un inverter anche qui in contesti di uso continuato può convenire. Infine, il recupero termico: invece di scaricare acqua calda, recuperarne il calore facendola ricircolare; idem per i fumi. Combattere le cattive coibentazioni per evitare "perdite" nei locali, non sprecare calore utilizzando per i processi produttivi temperature troppo alte. E soprattutto, prima e dopo il ricorso ad uno di questi accorgimenti, procedere ad una accorta analisi energetica sui propri bisogni e sui risultati. Da questa può discendere la necessità di ricorrere a cogenerazione o trigenerazione per assicurarsi un rendimento ottimale del rapporto fra spesa e resa energetica.

Passando dal versante tecnico a quello delle opportunità di carattere finanziario la situazione è stata esposta da Pierpaolo Cavani, della divisione energia ambiente di Warrant Group srl. Centrale il riferimento alla legge finanziaria per il 2008 (approvata dal precedente governo) in cui sono stati fissati molti aspetti e condizioni per svariati tipi di facilitazioni rivolte ad aziende e privati. Gli incentivi esistenti per fonti rinnovabili e risparmio energetico discendono dagli obiettivi che la UE si è fissata, i cosiddetti "tre venti per il 2020", ossia un 20% dell’energia conumata proveniente da fonti rinnovabili, una riduzione delle emissioni di gas serra  del 20% rispetto al dato del 1990, un consumo energetico totale ridotto del 20% rispetto alle proiezioni fatte nel 2007 sulla base del trend di quell’anno. Gli strumenti da prendere in considerazione sono il conto energia, i certificati verdi e i contributi diretti degli enti pubblici. La Finanziaria 2008 introduce novità per il conto energia e precisa l’incentivazione per i diversi tipi di energia producibile da fonti rinnovabili, che godono di tariffe agevolate per vari anni (tipicamente 20). Al conto energia si ammette anche la produzione di calore tramite solare termodinamico (per teleriscaldamento ad esempio) o impianti ibridi che usino rinnovabili e non, purchè sia misurabile l’effettivo ruolo delle prime. Per i certificati verdi l’ultima finanziaria ha stabilito che valgano ciascuno un Megawattora, non più 50, stabilendone poi il numero in base a una serie di paramtri contenuti nel testo di legge stesso. Quanto ai contributi diretti, oltre ai vari bandi messi a disposizione dagli enti pubblici, va tenuto conto delle detrazioni fiscali, anche qui da finanziaria, fino al 55% (con limiti quantitativi sulla cifra) per la riqualificazione energetica degli edifici.

La politica ha i suoi tempi e le sue esigenze così ad aprire le danze era stato l’assessore Buscemi. Da lì a poco infatti avrebbe preso il volo per Palermo, dove in serata firmerà un protocollo d’intesa con la Regione Sicilia in materia di fonti alternative. Accordo che fa il paio con quello sottoscritto con i cugini piemontesi per la tecnologia dell’idrogeno e con altre regioni europee su vari campi d’azione. Tutte politiche dietro le quali vi è l’esigenza di assicurarsi i fondi europei – Bruxelles è generosa con i progetti trans-regionali. L’impegno della Regione Lombardia, sottolinea Buscemi, vede privilegiate le strade del solare e della geotermia. Giusto un anno fa è stata costituita la Fondazione EnergyLab, presieduta proprio da Buscemi, per unire le forze dei principali centri di ricerca e formazione scientifica, imprese e istituzioni locali. Buscemi ha poi ricordato i numerosi bandi regionali a favore dell’impiego di energia da fonti rinnovabili o comunque a ridotto impatto ambientale. Quanto poi alla certificazione energetica degli edifici: la Lombardia è stata la prima regione d’Italia ad adottarla ufficialmente ad inizio 2008.

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Pubblicato il 01 Ottobre 2008
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