Supermarket della droga a Sesto, cinque in manette
Gli arrestati, tutti marocchini, accusati di rifornire di hashish e cocaina tutta la zona del Basso Verbano. Le indagini partite dalla sparatoria dello scorso febbraio
Operazione antidroga dei carabinieri della compagnia di Gallarate. Le indagini sono partite lo scorso febbraio: tutto è nato dalla sparatoria e dal tentato accoltellamento a Sesto Calende nel corso della quale fu ferito un ragazzo marocchino di 27 anni. Finirono in carcere due italiani, teste rasate riconducibili all’estrema destra. I carabinieri, coordinati dal pm di Busto Arsizio Massimo Baraldo, si mossero subito su due fronti: da una parte la matrice razziale, dall’altra quella più accreditata dello spaccio di droga, poi rivelatasi quella giusta. Dopo mesi di indagini, sono finiti in manette in cinque, tutti marocchini, parte di un’organizzazione che riforniva di hashish e cocaina l’area tra Sesto Calende, Taino e Angera. L’operazione è stata chiamata “Adua”: la via dove avveniva lo spaccio era appunto via Adua, in centro a Sesto Calende, in una zona ad alta frequentazione di cittadini stranieri. In manette sono finiti Youssef Banane, il capo riconosciuto della banda, il più vecchio e carismatico del gruppo, classe 1970; Hicham Obbad e Amine Raissi (il giovane ferito lo scorso febbraio, probabilmente per una partita di droga non pagata), i più vicini al vertice dell’organizzazione; Khalid El Haddaoui e Mehdi Bentamouck (quest’ultimo già in carcere a Busto Arsizio dal 29 settembre scorso con l’accusa di truffa e furti), il raccordo con i piccoli spacciatori. Regolari, nullafacenti e tutti inquilini della piccola abitazione di via Adua all’interno della quale ospitavano un altro amico e la ragazza italiana di Obbad, appena arrivata da un viaggio e prelevata a Malpensa dal fidanzato: il blitz è scattato all’una di martedì 21 ottobre, quando gli uomini dell’Arma sono stati certi di trovarli tutti in casa. Lo spaccio avveniva a domicilio: i clienti bussavano alla porta dei marocchini e, se clienti abituali, venivano serviti subito; altrimenti gli spacciatori mettevano in pratica una serie di “controlli” ai clienti, come sempre di diversa e variegata tipologia sociale ed etnica, i quali nel giro di un’ora tornavano nel luogo dello spaccio almeno tre volte prima di ottenere la droga. I compratori non entravano mai nella casa, ma venivano serviti da una finestra laterale, affacciata su uno stretto vicolo. In casa sono stati trovati circa
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