Residenze assistenziali troppo care? Ecco alcune ricette per “risparmiare”
La sostenibilità economica di queste strutture al centro del convegno organizzato dall’Osservatorio Settoriale sulle RSA
Che lavora bene l’hanno notato in tanti, non solo a Varese, ma anche in Italia e all’estero. E infatti, dopo i primi tre anni di attività programmati dal 2006, ora è stato “promosso” per altri tre. Stiamo parlando dell’Osservatorio Settoriale sulle RSA (Residenze Socio Assistenziali) istituito in Liuc all’interno del CREMS – Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità, in collaborazione ad altri quattro attori istituzionali: l’ASL della Provincia di Varese, l’ASL della Provincia di Milano n.1, la Provincia di Varese e la Provincia di Milano. Il Crems è uno dei più grandi centri di ricerca dell’Università Carlo Cattaneo sia per mole di attività che per numero di dipendenti stabili. I filoni tematici su cui opera sono principalmente due: il management nell’ambito della sanità e l’economia sanitaria. Tanti i progetti finora realizzati sia in ambito locale e nazionale, ma anche a livello internazionale. Fra questi ce ne sono alcuni in Sud Africa e uno in Cambogia su commissione dell’Organizzazione mondiale della Sanità. A livello di formazione organizzano due Master, dedicati a chi già lavora nel settore, in Coordinamento delle professioni sanitarie e in management delle Rsa.
Fra le tante attività dell’osservatorio – che a oggi è una delle più importanti esperienze di rete tra gestori di RSA lombarde e conta 37 RSA associate – c’è anche l’organizzazione di due convegni annuali. Il secondo del 2008 si è svolto oggi giovedì 20 ottobre ha affrontato principalmente la tematica della crescente complessità economica, gestionale ed organizzativa, che caratterizza oggi il settore socio-sanitario, in particolare quello dei servizi residenziali rivolti ad anziani non auto sufficienti. «Il problema in questo caso è duplice – spiega Antonio Sebastiano, ricercatore CREMS, Coordinatore Osservatorio Settoriale sulle RSA -: il costo delle rette e delle strutture grava infatti sia sulle famiglie che sugli enti locali. Oggi abbiamo trattato la questione da vari punti di vista: delle banca, della regione e degli enti locali». Il convegno è stata anche l’occasione per presentare i risultati di tre anni di analisi dei bilanci degli associati. «In media – continua Sebastiano – il trend economico è negativo». Quali sono quindi le possibili vie da percorrere per cercare di migliorare la situazione attuale? «Sicuramente aumentare i confronti fra le realtà esistenti – conclude il ricercatore -. C’è poi da considerare il costo più grande per queste strutture, ovvero i dipendenti. È necessario investire in politiche di gestione del personale e infine introdurre un controllo di gestione. È necessario entrare più nel dettaglio dei bilanci per monitorare le performance economiche di ogni servizio offerto».
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