Ascanio Celestini, una lettera alla madre dalla “Fabbrica”

Doppio appuntamento a Gallarate con l’artista, in scena al teatro Condominio Vittorio Gassman venerdì 27 febbraio nella e “docente” sabato 28 febbraio per la riscoperta dell’ “oralità”

Dalla lettera indirizzata alla “Cara madre” a un seminario sul racconto orale.
È duplice, a Gallarate, nel prossimo fine settimana, l’appuntamento con uno dei più interessanti narratori teatrali italiani contemporanei, Ascanio Celestini, protagonista venerdì 27 febbraio alle 21.00 al teatro Condominio Vittorio Gassman all’interno della stagione della Fondazione Culturale del racconto teatrale “Fabbrica”.
E non è tutto. Sarà infatti lo stesso Celestini, sabato 28 febbraio dalle 10.00 alle 13.00 al teatro Condominio Vittorio Gassman a condurre un seminario sul racconto orale (su prenotazione obbligatoria).
La partecipazione di Ascanio Celestini è inserita anche nel progetto di rete “Sipari Uniti” che prevede anche giovedì 26 febbraio alle 21.00 al teatro Nuovo di Varese il toccante “Radio Clandestina”, racconto sulle Fosse Ardeatine.
 
Si preannuncia dunque a Gallarate un fine settimana di grande valore culturale: quello di Ascanio Celestini è un atteso ritorno, dopo il successo di pubblico ottenuto nella scorsa stagione della Fondazione con “La pecora nera”.
“Fabbrica” si presenta come un dialogo ideale sotto forma di lettera recitata, narrando la storia del protagonista, tra cronaca e fantasia, quando fa il suo ingresso come “scovazzino” in fabbrica, il 16 marzo 1949. Da qui si snoda la storia di una fabbrica italiana e dei suoi operai, una storia lunga cinquant’anni, una storia di quel mondo che si forma nel luogo di lavoro. Una storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale, raccontata da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio.
Ascanio Celestini anche in questo spettacolo si dimostra grande affabulatore capace di coinvolgere il pubblico in maniera intrigante, facendolo riflettere, complice un ritmo intenso e serrato nel narrare. “Celestini – scriveva Pietro Cheli su “Diario” del 2 maggio 2003 a proposito del lavoro – ricostruisce parabole del lavoro di un’Italia del ‘900 con lo stesso amore che si usa nelle lettere a una madre”.
Lo spettacolo, il racconto teatrale di Celestini, nasce negli anni attraverso un lavoro di ricerca, di incontro con operai e artigiani di tutta Italia che hanno dato vita a una sorta di laboratorio. E in scena questo artista, che si è ormai affermato come uno dei più interessanti giovani talenti nel panorama culturale italiano, incanta come sapevano fare i cantastorie, riuscendo, per usare ancora le parole di Pietro Cheli a ridare “energia alla passione antica di raccontare favole”.
I biglietti sono in prevendita al costo compreso tra i 15 e i 25 euro al teatro del Popolo in via Palestro 5 il lunedì dalle 17.00 alle 19.00, da martedì a venerdì dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 19.00; al teatro Condominio Vittorio Gassman di via Sironi il sabato dalle 17.00 alle 19.00. Prenotazioni telefoniche da martedì a venerdì dalle 16.00 alle 17.00 al numero 0331.784140.
Due diverse modalità di partecipazione, invece, per il seminario sul racconto orale di sabato 28 febbraio: per quella pratica le prenotazioni si sono chiuse con un grandissimo successo, mentre ci sono ancora posti ed è possibile prenotarsi entro giovedì 26 febbraio al costo di 20 euro (prenotazione obbligatoria) per partecipare come uditori della dimostrazione di lavoro, per un massimo di 30 partecipanti, al costo di 20 euro (prenotazione obbligatoria entro giovedì 26 febbraio al numero 0331.774700).
Il seminario, partendo da un racconto (scritto o orale) inviterà a ri-raccontarlo portandolo a una fase di pulizia massima, lasciando soltanto gli elementi assolutamente indispensabili all’economia della storia, togliendo descrizioni, giudizi morali o sottolineature didascaliche, percependo ed evidenziando i ritorni ciclici e le ripetizioni, analizzando e scomponendo il meccanismo creando delle svolte nei nodi narrativi. Da qui, dalla fase essenziale, il racconto diventerà patrimonio di tutti, sarà sviluppato e i personaggi e i luoghi potranno essere sviluppati, per poi tornare singolarmente e autonomamente al proprio racconto.
Alla base, la riscoperta di ciò che è “orale”, di tutto ciò che non passa per la scrittura o che passandoci se la lascia alle spalle come molte altre tracce. L’oralità è tutto ciò che può essere percepito-esperito nel momento in cui si compie e che soltanto in tale momento si manifesta: prima non c’era e dopo non c’è già più. La sua traccia non è un segno che resta da qualche parte se non nella memoria di chi vi ha assistito. Oralità e memoria, dunque, sono fortemente legate. Più una cultura sviluppa il suo lato orale, più deve aumentare la sua capacità di memorizzazione.
Il laboratorio aiuterà ad attraversare una berve catena dell’oralità: più breve di quella che attraversava una fiaba popolare per passare dalla tradizione scandinava a quella calabrese o per andare dall’India a una commedia di Shakespeare attraverso i racconti veneziani di Straparola. Il tutto con la convinzione che raccontare una buona storia è come suonare un buono strumento e che una storia cattiva è come uno strumento scordato che non permette di sviluppare orecchio musicale.
Ascanio Celestini, noto al grande pubblico anche per la sua partecipazione, dal 2006, al programma di Serena Dandini “Parla con me” su Rai Tre, unisce alla sua attività di attore teatrale anche quella di scrittore e drammaturgo.
Ha ricevuto diversi riconoscimenti a livello teatrale, dal Premio Ubu al Premio Gassman, nonché premi per suoi testi letterari.
Una importante svolta nella sua carriera artistica arriva nel 2000 con la scrittura e l’interpretazione di “Radio Clandestina”, sull’eccidio delle Fosse Ardeatine; “Fabbrica” è del 2002; nel 2004 presenta “Scemo di guerra” e nel 2005 “La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico”, tutti lavori basati su ricerche documentaristiche e racconti reali: questo lavoro di raccolta di materiale che viene poi filtrato per diventare racconto teatrale permette di considerare a pieno titolo Celestini come uno dei più interessanti rappresentanti del teatro di narrazione.
Molti suoi spettacoli sono diventati libri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Febbraio 2009
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