Celestini, o l’arte di raccontare la Storia
Dopo la splendida rappresentazione al Nuovo, per Ascanio Celestini il weekend varesino continua al Teatro Condominio: tre apuntamenti da godersi tutti in fila, per chi ama farsi rapire dall'ascolto
La straordinaria capacità di Ascanio Celestini (Al Nuovo di Varese ieri sera, 26 febbraio 2009, con Radio Clandestina) è innanzitutto quella di raccontare e di rendere indelebili con particolari minimi, digressioni confortanti, affondi drammatici, gli episodi che racconta. Anche quando sono duri, anche quando devono smontare pregiudizi che hanno più di mezzo secolo. Anche quando parlano di morti lontani e ricoperti di terra e di cemento, di cadaveri che non si riescono a riconoscere o contare, di ebrei invisibili da anni e che non possono più fare nessun lavoro, nemmeno “lo stracciarolo”.
E di romani che, per evitare il rischio di attentati, i nazisti hanno deciso di “appiedare” consentendo loro di andare in giro solo a piedi o in bicicletta. E, quando qualcuno riesce a fare un attentato in bicicletta, si ritrovano con il divieto anche per quella e si inventano ruotini con i barattoli da attaccare ai loro mezzi, per fingere di andare in giro con qualcosa di non proibito: “il triciclo”.
E che invece ora Celestini cerca di far riemergere di teatro in teatro, di piazza in piazza andando in giro a racontare questa storia “che a dirla in breve, ci vuole meno di un minuto. Ma dire per davvero come è andata, ci vogliono settimane”.
Raccontata da lui si starebbe pure settimane a sentirla, e questa ed altre storie.
E alla fine dello spettacolo non sembra nemmeno bizzara la proposta – omaggio fatta a chi partecipava a quello spettacolo, lo sconto per continuare a sentirlo raccontare anche la sera successiva: venerdì 27 (oggi) infatti, il grande narattore parlerà del duro lavoro degli operai primi del novecento con lo spettacolo Fabbrica che porterà al teatro Condominio di Gallarate.
Perchè nemmeno dopo un’ora e rotti di racconti fatti da una persona sola sotto una lampadina da venti watt, come prescrive la scenografia, non si perde la voglia di ascoltare quelle vite narrate fatte di piccole cose beffe e grandi ingiustizie, quei giorni tanto lontani ma tanto vicini e già pronti a ritornare, se non si veglia a sufficenza e non se ne fa memoria.
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