Garattini: «L’informazione ha sbagliato a mostrare le foto di com’era Eluana»
Il direttore dell'Istituto Negri, tra i più esimi esperti di farmacologia, è intervenuto all'interno della serata del Rotary Varese-Ceresio sull'uso e abuso di farmaci
Se lo dice uno dei più insigni medici al mondo possiamo anche dargli un po’ di fiducia: «Possiamo fare a meno di un numero considerevole di farmaci, se lo facessimo faremmo bene a noi stessi e alla ricerca». Il professor Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri è stato ospite mercoledì 25 febbraio del Rotary Varese-Ceresio nell’elegante Ata Hotel di via Albani a Varese davanti ad una numerosa e attenta platea intervenendo, con i giornalisti, anche sul caso Englaro. Tema della serata proprio l’uso e l’abuso di farmaci da parte di quasi tutta la popolazione italiana: «E’ un comportamento diffuso indotto da molti fattori concomitanti e che crea dipendenza: la legislazione italiana ed europea, l’informazione e l’assoggettamento di parte della ricerca alle mire delle multinazionali del settore. In sostanza sono i soldi a muovere tutto».
Come comportarsi allora davanti a questo strapotere? «Il legislatore deve ottenere l’avanzamento qualitativo dei prodotti che vengono lanciati sul mercato – spiega Garattini, riferendosi in principal modo all’agenzia europea Emea – i medici, invece, devono imparare a prevenire le malattie piuttosto che curarle con i medicinali; le aziende farmaceutiche devono fare ricerca sulle oltre 7000 malattie rare che non hanno ancora una cura». Viste come le cose stanno le parole di Garattini sembrano più utopia. Eppure oggi i fari della cronaca sono puntati ancora sull’eutanasia, con un dibattito che parte da Welby e arriva a Eluana Englaro: «L’informazione ha giocato un ruolo pesante nella vicenda – commenta a tal proposito il professor Garattini – ha sbagliato soprattutto a mostrare continuamente l’immagine di Eluana quando era ancora in salute e sorridente».
Una critica eloquente che apre, in effetti un vero dibattito e scopre un nervo che fa male. Ma l’informazione, secondo l’esimio professore, può essere la vera arma per liberare la ricerca farmaceutica dallo strapotere del denaro: «Formare l’opinione pubblica e dargli voce affinchè si scopra che non sono necessari molti dei farmaci che comunemente usiamo ma piuttosto si deve lottare per dare una speranza alla cura di malattie rare». A fare gli onori di casa per il Rotary è stato il presidente del sodalizio Varese-Ceresio Eugenio Piccolo.
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