Astronomia, prime foto di pianeti extrasolari

Lunedì 16 marzo affascinante appuntamento del Gruppo astronomico tradatese al Cine Teatro Paolo Grassi

Il mese di Novembre 2008 entrerà nella storia dell’astronomia per un evento atteso da generazioni: quello della ripresa delle prime immagini dirette di pianeti extrasolari. Nella scienza, come nella vita, ci sono dei fatti e delle scoperte che improvvisamente arrivano a maturazione, dando luogo a parecchi casi simili in contemporanea. E’ stato così con le prime immagini di pianeti extrasolari, che, da allora, hanno cominciato a moltiplicarsi. Questa è la ragione di fondo che ha spinto il GAT, Gruppo Astronomico Tradatese ad organizzare una serata davvero importante e tempestiva per Lunedì 16 Marzo ’09, h21 al CineTeatro P.Grassi sul tema: “Pianeti extrasolari: prime immagini dirette”. Relatore Cesare Guaita, presidente del GAT, che già quindici giorni fa intrattenne un affollatissimo Cinema GRASSI sul tema più generale della ricerca di pianeti di altre stelle. 
 
Conviene ricordare che, fino a un paio di mesi fa, erano stati scoperti oltre 300 pianeti extrasolari con metodi indiretti, ossia senza vedere direttamente i pianeti, ma indagando solo sugli effetti dei pianeti sui moti delle loro stelle. 
«Vedere direttamente un pianeta attorno ad un’altra stella –ci dice il dott. Guaita- era fino a poco tempo fa un’impresa al limite dell’ impossibile. Non bisogna infatti dimenticare che in ottico qualunque stella ha una luminosità di 10 milioni di volte maggiore di quella di un normale pianeta come Giove. Un po’ come vedere una lucciola sotto un potentissimo riflettore luminoso da qualche migliaio di km di distanza».
«Per vedere i nuovi pianeti è stato necessario di diminuire di mille volte il rapporto luce stella/luce pianeta riprendendo immagini in infrarosso, una lunghezza d’onda a cui la luminosità della stella diminuisce enormemente mentre quella del pianeta aumenta. Inoltre è indispensabile occultare la luce della stella con un coronografo e limitare al massimo la turbolenza atmosferica lavorando nello spazio (come può fare lo Space Telescope) oppure utilizzando i sistemi più evoluti di ottiche attive o adattive, ormai operative sui massimi strumenti terrestri, come il Keck da 10 metri alle Hawaii, i quattro VLT da 8,5 metri sul Cerro Paranal in Cile, i due Gemini da 8 metri ( il Nord alle Hawaii e il Sud sul Cerro Pachon in Cile)». 

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Pubblicato il 16 Marzo 2009
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