«Contro la crisi dell’edilizia, ripartiamo dalle piccole cose»
Associazione Artigiani, Ance e Cna affrontano la situazione del settore edilizio, che investe 30mila addetti in provincia. E propone, come ricetta, di occuparsi di arredo urbano, social housing e bonifica dell'amianto
Quello dell’edilizia è un settore produttivo numericamente molto importante in provincia: sono 25-30mila gli addetti impegnati nei 6000 cantieri mediamente aperti ogni giorno.
Un settore che «Fino ad ora era servito a far reggere una economia che per il resto era asfittica – spiega Gianni Mazzoleni, segretario di CNA – E’ servito a gonfiare i numeri delle imprese in attività, per esempio. E’ stato però il primo settore ad essere fermato dalla crisi, perchè lavora fianco a fianco con il settore del credito». Il risultato? meno 23 per cento di addetti nel settore, rispetto al gennaio dell’anno prima. Una flessione ancora più pesante tra le piccole entità produttive, e quindi tra gli artigiani: questo è il non confortante quadro della situazione nel settore edile, anche varesino.
E invece il mantenimento del lavoro nell’edilizia è importante, anzi vitale: «Quando noi vediamo nei nostri paesi delle gru che funzionano, vuol dire che il sistema paese funziona – sottolinea Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani della provincia di Varese – La prima cartina di tornasole è l’edilizia: quando si muove lei si muove tutto. E il sistema per farla ripartire, è fare edilizia che serva».
Ma qual è l’edilizia che serve, per far ripartire il settore? «Per quello che riguarda il pubblico, innanzitutto i cantieri già approvati e finanziati – spiega Ghiringhelli, presidente di Ance – Per questo abbiamo chiesto di stralciare il 10% dei fondi per le grandi opere per opere più piccole locali e già cantierabili. E poi di prendere in considerazione anche le opere di arredo urbano, che si possono cominciare in poco tempo e permettono di lavorare a molte aziende artigiane, non solo edili. Per il privato, bisognerebbe puntare sul social housing, case a basso costo che abbianmo però caratteristiche di risparmio energetico: potrebbero essere realizzati su territori non utilizzati del comune che potrebbe concedere a costo zero. Un “regalo” che verrebbe ripagato dalle tasse legate alla casa degli anni a venire».
Proposte piccole, ma proprio perchè piccole più praticabili in tempi di "vacche magre" e che saranno vagliate anche in un tavolo di concertazione per verificare quali siano le opere pubbliche attivabili, previsto per domani in provincia «Stiamo a vedere con interesse questo passaggio – ha sottolineato Mazoleni – Per esempio, un fatto di competenza provinciale è la messa in sicurezza degli istituti scolastici, per i quali circa il 25% non ha ancora provveduto. Può essere il caso di procedere»
Da un lavoratore "sul campo" Giovanni Chinese, artigiano edile e referente del settore Costruzioni dell’Associazione Artigiani arriva poi l’ultima proposta per far ripartire il volano dell’edilizia, primo passo epr uscire dal tunnel «Si potrebbe dare una agevolazione per l’eliminazione dell’amianto residuo: si tratta di un argomento su cui molti privati sono sensibili, e spenderebbero qualcosa per ripristinare una sicurezza in casa loro».
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