Dopo la Crisi, saremo più locali o più globali?

E' la domanda che si sono posti i giovan iimprenditori CNA nel loro primo incontro nazionale

Più di 100 i partecipanti al Forum nazionale dei Giovani Imprenditori CNA che quest’anno si è tenuto a Senigallia (Ancona) il 21 e 22 marzo per affrontare – insieme al Prof. Ilario Favaretto dell’Università di Urbino – il tema: “Dopo la Crisi, saremo più locali o più globali ?”

“Una crisi che negli ultimi mesi è diventata molto pesante per il mondo delle piccole e piccolissime imprese come dimostrano i dati di un sondaggio somministrato ai nostri associati”, ha detto Fabio Giovannini, Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori CNA, aggiungendo “in pochissimi giorni abbiamo raccolto diverse centinaia di questionari, segno che i nostri associati si aspettavano (ed hanno gradito) l’iniziativa dell’Associazione, finalizzata a raccogliere dati da veicolare alle Istituzioni per supportare le richieste di interventi anticrisi, e si sono subito attivati per restituire non solo risposte ma anche idee e proposte per uscire dal guado”.

Gli indicatori del “Barometro della Crisi” impostato dalla CNA misurano la produzione, il fatturato, ordinativi, lavoro e credito. Il quarto trimestre 2008 è stato particolarmente critico e delinea il quadro per i primi mesi 2009 in complessivo peggioramento.

Ma i giovani che fanno impresa, pur constatando le difficoltà di questo periodo, vanno avanti e si pongono obbiettivi che guardano al futuro. Sanno che occorre essere determinati nell’affrontare le trasformazioni che la crisi certamente apporterà al mercato, che “nulla non sarà come prima”, che bisogna aggredire le difficoltà riposizionando le piccole imprese, inventando nuovi modi di essere e di stare, nel nuovo ambiente che si determinerà.

Le micro e piccole imprese caratterizzano l’economia diffusa del nostro Paese, rappresentano i connotati della nazione. Essere piccoli e poco strutturati comporta certamente essere molto esposti, nella tempesta economica che stiamo vivendo. Ma le piccole imprese sono anche più flessibili di quelle grandi, si piegano ma non si spezzano; quelle italiane poi sono molto svelte e creative, se però hanno un contesto ed una condizione per muoversi velocemente ed utilizzare le intelligenze.

Ecco la sintesi emersa dalle discussioni svolte nel pomeriggio del sabato dai tre gruppi di lavoro portata in plenaria e proposta agli ospiti della tavola rotonda che si è svolta la domenica mattina:
1. il sistema o i sistemi economici del futuro, per facilità delle comunicazioni e mobilità delle merci, saranno sempre più aperti;
2. le imprese fisicamente collocate sul territorio dovranno considerare rischi ed opportunità provenienti dal mercato globale;
3. impossibile porre argini alla circolazione di tecnologie, merci e servizi, flussi migratori;
4. abituarsi alla convivenza con persone di cultura, tradizione e religione differenti dalle nostre;
5. preservare le peculiarità tradizionali ma, contestualmente, essere aperti ad ogni innovazione;
6. privilegiare la cultura, la formazione, la circolazione delle informazione, l’istruzione continua;
7. il Paese deve operare in un sistema di Regole condivise, non ridondanti;
8. organizzarsi meglio, in modo sinergico, mettersi in rete, aggregarsi;
9. essere responsabili, esigere responsabilità dagli altri;
10. ridisegnare il ruolo e la funzione della rappresentanza, attribuirgli compiti organizzativi, di coordinamento, informativi e formativi.

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Pubblicato il 31 Marzo 2009
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