La radiologia bustocca tiene lezione di “image fusion” ai cinesi

Ospite dell'ospedale bustese una delegazione di specialisti dalla Repubblica Popolare Cinese. Il dott. Solbiati, primario del reparto, ha illustrato l'innovativa metodica d'indagine diagnostica che permette interventi miniinvasisi contro i noduli tumorali al fegato

Ancora una volta la Radiologia dell’ospedale di Busto Arsizio insegna ai cinesi.
Dopo la visita dell’aprile dello scorso anno, la struttura ha ospitato oggi un’altra delegazione composta da una trentina di specialisti provenienti da università e strutture sanitarie della Repubblica Popolare Cinese, membri della Società Cinese di Ultrasonologia. L’iniziativa rientra in un progetto del Governo cinese volto a promuovere lo sviluppo del servizio sanitario nel Paese asiatico.

Il corso di approfondimento svoltosi oggi è stato organizzato dall’Unità Operativa di Radiologia diretta dal dott. Luigi Solbiati, uno dei due vicepresidenti della Società Italiana di Radiologia. Materia di insegnamento una metodica innovativa e in continua evoluzione utilizzata a Busto e detta “image fusion”, che combina le immagini dell’ecografia con quelle della TAC o della risonanza magnetica. Tale tecnica viene utilizzata dal dott. Luigi Solbiati e dalla sua equipe per l’eliminazione dei tumori del fegato eseguita con tecniche mininvasive. In questo settore il reparto vanta la leadership mondiale della casistica con un numero di interventi effettuati dal 1995 a oggi che supera i 1.200.
Il trattamento degli epatocarcinomi e delle metastasi epatiche con metodiche mini-invasive prevede l’asportazione delle formazioni tumorali con l’alcolizzazione e con la radiofrequenza invece che con la chirurgia tradizionale.

“A Busto – spiega il dottor Solbiati -, grazie al lavoro svolto dalla nostra equipe e al sostegno del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Pietro Zoia, la Radiologia interventistica ha raggiunto ottimi livelli grazie anche al fatto che le applicazioni della diagnostica per immagini sono in continuo sviluppo. L’ospedale utilizza da tempo un’apparecchiatura che consente di combinare le immagini della TAC o della risonanza, eseguite prima dell’intervento, con quelle dell’Ecografia, eseguite invece in diretta. Abbiamo iniziato a utilizzare anche una metodica post-intervento che combina l’immagine tac con l’ecografia tridimensionale”.
Siamo nel campo dell’ecografia interventistica, che a Busto si avvale, entrando più nel dettaglio, del Virtual Navigator, un sistema sviluppato dall’azienda Esaote e utilizzato nel reparto sin dalla sua progettazione, che incrementa di fatto il potere diagnostico della metodica ecografica utilizzando una “fusione di immagini” radiologiche.

Per quanto riguarda le tecniche utilizzate per l’ablazione dei tumori del fegato, si tratta di due metodiche mirate che consentono di eliminare i tumori con diametro fino a 4-5 centimetri “in situ”, cioè “bruciandoli” con microinfiltrazioni d’alcol o con l’energia della radiofrequenza che genera calore. La mano dello specialista in questi casi è “guidata” dall’ecografo, apparecchiatura che mostra in diretta le immagini del fegato e dei tumori da trattare consentendo di inserire con estrema precisione, attraverso la pelle e senza “tagli”, gli aghi o le sonde che devono raggiungere l’organo aggredito.
“I risultati raggiunti – aggiunge il primario – si inseriscono nel solco di una tradizione di lavoro nel campo dell’interventistica guidata dall’Ecografia che contraddistingue questa struttura sin dalla fine degli anni Settanta, periodo in cui si svilupparono a Busto le biopsie guidate dall’Ecografia, in collaborazione con l’allora Primario Anatomo-Patologo Prof. Carlo Ravetto, uno dei padri della citologia. Siamo stati i primi al mondo, ad esempio, nel 1985, a trattare le paratiroidi dei pazienti uremici con l’alcool.
Ora, il principale campo di applicazione dell’alcoolizzazione e della radiofrequenza – prosegue Solbiati – è proprio l’epatocarcinoma, un tumore la cui diffusione è in crescita. E’ vero che la cura definitiva è solo il trapianto, ma questo si può eseguire solo nel 20% dei casi.
Il trattamento che eseguiamo a Busto è una valida soluzione alternativa, con minimi disagi per il paziente e costi sanitari contenuti. Fatto non trascurabile, ad esempio, per i pazienti epatopatici cronici con epatite C, che tendono a sviluppare nuovi noduli tumorali negli anni con elevatissima frequenza”.
L’alcoolizzazione, infatti, è un intervento che si esegue in regime ambulatoriale, mentre l’intervento con la radiofrequenza si effettua in anestesia generale e con un paio di giorni di ricovero.

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Pubblicato il 13 Marzo 2009
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