“Cara Wimbledon, riproverò a conquistarti”

Marco Crugnola, 26enne di Vedano Olona ha sfiorato l'accesso al tabellone principale del torneo più importante al mondo. Adesso è in Romania per rinforzare una classifica mai così brillante

Marco Crugnola risponde da Costanza, città rumena che si affaccia sul Mar Nero, mentre si sta riposando in vista del secondo turno del torneo Challenge che lo vede impegnato in questa settimana. Giorni in cui tutto il mondo del tennis guarda altrove, a Wimbledon, il tempio universale dello sport della racchetta dove il 26enne atleta di Vedano Olona ha sfiorato la qualificazione al tabellone principale. Il varesino ha infatti superato due turni di qualificazione prima di arrendersi nella terza e decisiva partita all’altro italiano Ghedin.
«Ci riproverò senz’altro: giocare un match sull’erba di Wimbledon nel tabellone principale è il sogno di ogni ragazzo che inizia a fare il tennista. Contro Ghedin non ho giocato né bene né male, ma evidentemente serviva qualcosa in più; peccato, perché come due anni fa sono arrivato a un passo dal tabellone. Ma per il futuro non mi arrendo».

In precedenza però era riuscito ad accedere al tabellone del torneo Atp di Madrid. Un’esperienza comunque positiva.
«Senz’altro. In quel caso giocai molto bene tutte le qualificazioni superando avversari con una classifica migliore della mia. Poi nella partita del primo turno, contro lo svizzero Wawrinka, ho patito l’esordio a quel livello, oltre alla differenza di ranking con l’avversario (che era il 18 al mondo in quel momento ndr). Il tabellone principale è "un altro sport" rispetto ai tornei challenge: ci sono le interviste, le tv, i ragazzini che chiedono gli autografi, i test imposti dall’Atp. Tutte cose cui chi arriva dal basso non è abituato ma che sono la routine per i grandi come Wawrinka: l’abitudine conta tantissimo».

Quest’anno la sua classifica è migliorata fino a toccare il 175° posto del ranking mondiale. Quanto le manca per entrare nei tornei dell’Atp Tour senza affrontare le qualificazioni?
«Ci vuole ancora un po’: di solito bisogna piazzarsi tra i primi 100/110. Però sono fiducioso: in questo periodo devo difendere i miei punti e giocherò parecchio ma mi sento in grado di poter migliorare ancora la classifica. Nei challenge gioco spesso contro tennisti che stanno nella top 100 e ne ho già battuti alcuni: ora è fondamentale trovare continuità».

Lei ha avuto una discreta classifica in doppio. Non ha pensato di specializzarsi in questa disciplina?
«Ero arrivato al 120 ma senza giocarlo con continuità, però preferisco concentrarmi sul singolare. Il doppio lo pratico una tantum, anche perché per quello c’è sempre tempo».

Si descriva brevemente dal punto di vista tecnico.
«Sono destro e il mio colpo migliore, quello che più fa male, è il dritto anche se paradossalmente mi sento più sicuro di giocare sul rovescio. Per quanto riguarda le superfici preferisco il veloce, però gioco molto spesso sulla terra battuta e tutto sommato mi sto specializzando anche su campi di questo tipo. Da ragazzo mi ispiravo a un campione come Patrick Rafter, ora il mio preferito è Roger Federer».

Con i suoi risultati lei è di gran lunga il massimo rappresentante del tennis varesino. Com’è a suo giudizio il nostro movimento provinciale?
«Lo frequento e lo conosco poco, perché comunque sono quasi sempre via per i tornei. Forse non si può parlare di un movimento grosso, ma mi pare ci sia una certa vitalità in alcune piccole realtà che vogliono farsi strada. Purtroppo Varese non fa eccezione: in tutta Italia il tennis rimane una realtà un po’ confinata tra i soli appassionati».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Giugno 2009
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