“Un ospedale tecnologico, ma il rimedio è stato rimboccarsi le maniche”

Un falso allarme ha fatto scattare le procedure antincendio al monoblocco. Risultato: 2.000 bocchette dell'aria sono state riaperte a mano dagli operai dell'azienda che cura la manuftenzione. Walter Bergamaschi: "Da migliorare l'interazione fra le diverse tecnologie impiegate"

Ci sono volute diverse ore per riaprire tutte le bocchette dell’aria condizionata, dopo che il sistema antincendio le aveva chiuse per un falso allarme. Sono state aperte tutte a mano, circa duemila, un lavoro certosino, fatto da squadre di operai venute anche da fuori, e che hanno lavorato persino nella notte. L’ospedale tecnologico, a volte, è difficile da gestire e anche ieri i dirigenti hanno scoperto un nuovo problema di messa a punto da correggere.
Il direttore generale ha avuto una relazione precisa ieri sera alle 20. I tecnici non lo sapevano, ma adesso lo sanno: quando manca la corrente, entrano in funzione i motori di emergenza, che a Varese sono 4 gruppi rotanti con tecnologia belga, disposti a coppie di due. 
Se però, com’è accaduto ieri, una coppia di motori su due si blocca, si genera un minuscolo blocco di corrente, che mette in allarme il sistema antincendio. Non è un errore, intendiamoci, i motori sono fatti così, e da un certo punto di vista è anzi la dimostrazione che anche con la metà dei generatori l’ospedale va, e la sicurezza è davvero garantita. Ma… il sistema antincendio non lo sapeva. Insomma, alle macchine, non gli puoi dire, va beh, stai calmo, non ti preoccupare, è solo un secondo e poi riparte. No, per loro, è tutto o bianco, o nero. Un secondo senza corrente, uguale allarme. Falso allarme, in questo caso.
«Il sistema ha chiuso tutto quello che può far propagare il fuoco – conferma il manager –  l’aria condizionata percorre tutto l’ospedale, dunque le bocchette si bloccano e le serrande si chiudono».
Perfetto, ma perché non si riaprono subito schiacciando un pulsante nella control room? «La decisione di fu presa durante la costruzione, dai responsabili dell’azienda, insieme ai vigili del fuoco, quando fu progettato, durante i collaudi. L’idea – sottolinea il dirigente ospedaliero- è che se non vai in un posto a controllare che cosa è accaduto, di persona, si genera inerzia e si abbassa la guardia sui controlli».
Nel frattempo, nei reparti sono state aperte le finestre, e mano mano l’aria condizionata ha ricominciato fluire grazie alle squadre che facevano avanti e indietro.
Bilancio finale? «Intanto abbiamo visto che i gruppi rotanti sono affidabili, cercheremo di capire perché una coppia si sia bloccata, ma l’altra ha coperto tutto. Già alle 19 di ieri è stata fatta una seconda prova, è andato tutto bene, e nessuno si è accorto che avevamo tolto la luce. Ora, però, bisogna che il sistema antincendio divenga più intelligente – sottolinea Bergamaschi – ma sempre con prudenza: da un lato non deve gridare sempre all’allarme ingiustificato, ma dall’altro deve evitare di abbassare la guardia. I tecnici stanno valutando le soluzioni, ne parleremo anche con i vigili del fuoco».
Morale di tutta questa vicenda? «Questo è un ospedale con grande tecnologie – spiega Walter Bergamaschi – molto complesso, e siamo tra i primi a usarlo. Abbiamo impianti automatici, robot che portano la mensa, centrale di sterilizzazione, insomma tanti meccanismi sofisticati che, di per sé funzionano molto bene; il problema sono le interazioni tra tutti questi sistemi. E’ su questo che dobbiamo migliorare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Giugno 2009
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