Le palafitte dell’arco alpino candidate a patrimonio dell’umanità

Si trovano in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Slovenia e Austria. L'Unesco deciderà se inserirle o meno tra i gioielli della cultura internazionale

Le palafitte (anche quelle Lombarde) potrebbero diventare patrimonio culturale dell’umanità. La candidatura dei «Siti palafitticoli preistorici nell’arco alpino» è stata presentata su iniziativa della Svizzera. Iscritta nella Lista indicativa approvata dal Consiglio federale nel 2004, questa candidatura contempla siti palafitticoli ubicati nei sei Paesi alpini, ovvero in Svizzera, Germania, Francia, Italia, Slovenia e Austria. Entro la fine del 2009 è previsto di sottoporre ufficialmente la documentazione al Comitato del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. La candidatura dovrebbe essere trattata in occasione della sessione estiva 2011.

Dei circa 1000 siti palafitticoli, ubicati in sei Paesi diversi, ne sono stati scelti 152, di cui 82 in Svizzera, che possiedono un interesse scientifico maggiore. L’esauriente documentazione di candidatura al Patrimonio mondiale dell’UNESCO «Siti palafitticoli preistorici nell’arco alpino» dovrà essere trasmesso entro il gennaio 2010. La candidatura sarà esaminata nell’estate 2010. La decisione dell’UNESCO dovrebbe essere presa entro l’estate 2011. Finora vi sono pochi siti palafitticoli preistorici iscritti nella Lista del Patrimonio mondiale.

Il coordinamento a livello internazionale del progetto è affidata all’Ufficio federale della cultura, in collaborazione con l’associazione Palafittes, fondata in Svizzera dagli ambienti archeologici in vista di mettere a punto la documentazione di candidatura e il coordinamento del gruppo di lavoro dei 15 Cantoni interessati. Si tratta di una candidatura complessa che deve tenere conto di diversi sistemi, autorità e procedure nazionali delle circa 30 istituzioni archeologiche ubicate in sei Paesi distinti. La collaborazione nazionale e internazionale mira a promuovere la salvaguardia dei siti, lo scambio scientifico e la mediazione dell’archeologia palafitticola a favore del grande pubblico. A questo scopo recentemente è anche stato pubblicato un opuscolo informativo che illustra, con oltre 300 immagini a colori, il fenomeno delle palafitte in tutte le sue sfaccettature. Per la prima volta nella storia della ricerca palafitticola è inoltre stato costituito un inventario dei siti.

Ambiti insediamenti lacustri

Le palafitte, insediamenti sulle rive dei laghi e su terreni umidi, non costituiscono una cultura uniforme. Infatti, questo termine ingloba complessivamente una trentina di gruppi culturali distinti risalenti al periodo neolitico, all’età del bronzo e agli inizi dell’età del ferro tra il 5000 e l’800 a.C. presenti nei Paesi alpini Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia.

Gli insediamenti lacustri sono stati popolati ripetutamente, quando il livello del lago lo permetteva. Nel corso dei millenni sono così emersi in numerosi siti stratificazioni geologiche di vari metri. Sono stati rinvenuti tra l’altro i resti di circa 25 villaggi sovrapposti.

Lo stile architettonico dei villaggi e delle case si contraddistingue per la sua varietà: comprende frazioni e villaggi estesi, situati lungo la strada e agglomerati. Le case erano disposte al livello del suolo o rialzate. Ogni sito ha la sua storia: alcuni sono ubicati in zone poco profonde lungo la riva (p. es. Lago di Bienne, lontani dai laghi nell’entroterra (p. es. Lago di Zugo) oppure nelle attuali zone urbane (p. es. Zurigo).

Una testimonianza vivente della Preistoria

Gli insediamenti lacustri sono la testimonianza più rappresentativa e completa del modo di vivere nel periodo neolitico e nell’età del bronzo (ca. 5000 – 800 a.C.). Nei terreni umidi permeabili all’aria le materie organiche si conservano in modo ottimale. Nella Preistoria l’utilizzazione di tali materiali era onnipresente. Il legno veniva per esempio usato come combustibile, materiale per costruire case, steccati, carri e altri mezzi di trasporto nonché recipienti, oggetti in vimini e attrezzi di vario genere. La corteccia veniva destinata alla produzione di scatole e altri contenitori. La corteccia di betulla era specificamente utilizzata per ornare i manici di scuri particolari o recipienti in ceramica. La pece della corteccia di betulla fungeva invece da sostanza adesiva multiuso. La rafia di quercia e di tiglio serviva alla produzione di funi, mantelli, cappelli e scarpe. Negli insediamenti ubicati in terreni umidi sono stati rivenuti anche numerosi tessuti in lino.

Tesori archeologici

In Svizzera i primi insediamenti lacustri risalgono al 4300 a.C. circa. Fungono da testimonianza dell’avvento di una società agraria ben documentata grazie ad attrezzi come falci, bastoni assolcatori e aratri rinvenuti negli insediamenti lacustri. Mediante analisi sistematiche di ossa, semi, polline, resti di alimenti bruciati e pagnotte rinvenuti nei siti palafitticoli si possono documentare le abitudini alimentari delle società preistoriche.

Gli insediamenti lacustri propongono altri elementi caratteristici che consentono di ripercorrere le tappe fondamentali delle varie civilizzazioni. Nella moltitudine di reperti figurano per esempio prime testimonianze dell’attività metallurgica. Per quanto riguarda il trasporto hanno potuto essere conservate le ruote più antiche risalenti al 3000 a.C. circa.

Seppure con i carri dell’epoca non era possibile parlare di un vero e proprio transito alpino, fin dal periodo neolitico le popolazioni a nord e a sud delle Alpi erano in contatto. Ne testimoniano reperti rinvenuti al Lago di Costanza, tra cui determinati tipi di cereali e ciliegie corniole provenienti dal sud delle Alpi nonché pugnali in silice la cui materia prima proveniva dall’Italia settentrionale.

Datazione esatta

Grazie alla dendrocronologia, metodo che consente di datare i legni rinvenuti negli insediamenti ubicati in terreni umidi basandosi sul conteggio e l’osservazione dei cerchi annuali, la straordinaria ricchezza di reperti acquista un valore enorme. Questo metodo permette di datare esattamente la costruzione delle case e i relativi strati nonché, idealmente, di ricostruire la storia di un intero villaggio e il trasferimento degli insediamenti all’interno di una regione.

L’impressionante densità degli insediamenti lacustri, che spesso distano solo pochi chilometri l’uno dall’altro, è un ulteriore vantaggio dei siti palafitticoli la cui importanza è destinata ad aumentare grazie a una ricerca sempre più approfondita. Potranno essere identificati gli insediamenti datanti della stessa epoca, elementi comuni e differenze, regole ed eccezioni, proponendo in questo modo un’immagine diversificata ed esaustiva delle società preistoriche.

Un bene culturale «temporale»

I primi siti palafitticoli sono stati scoperti oltre 150 anni fa da dilettanti. Proprio negli ultimi decenni la creazione di servizi specializzati (servizi archeologici cantonali) e lo sviluppo di tecniche di scavo archeologico subacqueo hanno consentito la scoperta di numerosi nuovi siti che hanno potuto essere parzialmente scavati. Tuttavia, questi sviluppi nonché i cambiamenti del livello dei laghi e della topografia delle rive stanno pregiudicando la qualità di conservazione di numerosi siti.

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Pubblicato il 07 Luglio 2009
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