Scandalo sanità a Genova, fra i 37 indagati un primario dell’ospedale di Busto Arsizio

È Maurizio Chiaramondia, responsabile dell'unità di anatomia patologica a Busto e a Saronno, già al San Martino di Genova. Procura ligure e NAS: esami fatti pagare come privati ma eseguiti tramite strutture e personale ospedalieri. I carabinieri: "totale asservimento della sanità pubblica a fini privatistici"

Esami privati, ma a spese pubbliche. Accade a Genova – e forse per questo sarebbe ancora più grave, vista la nota propensione ligure al risparmio – ma nella vicenda resta coinvolto anche uno dei massimi dirigenti medici dell’azienda ospedaliera di Busto Arsizio. È il professor Maurizio Chiaramondia, primario di anatomia patologica a Busto Arsizio e a Saronno. Con altri 36 fra medici e tecnici di laboratorio è rimasto invischiato in un’indagine sulla prassi di utilizzare strutture e personale pubblico, in questo caso dell’ospedale San Martino del capoluogo ligure, presso il quale Chiaramondia prima di essere assunto a Busto Arsizio dirigeva l’unità operativa di citopatologia, per visiste eseguite privatamente, in qualità di professionisti. Tutti sono ora indagati a piede libero con pesanti accuse, fra cui quelle di truffa e peculato.
Dietro l’indagine una complessa attività dei Nas dei carabinieri sfociata in un maxidossier da 181 pagine nel quale si documentano, anche con intercettazioni telefoniche, le attività per le quali si chiedevano anche misure cautelari nei confronti di alcuni degli indagati, nessuno dei quali è però stato sottoposto a restrizioni dalla Procura genovese. All’azienda ospedaliera bustese era pervenuta il 30 giugno una richiesta dei Nas genovesi relativa alle attività intra moenia (da privato, ma compiute presso strutture ospedaliere) compiute da Chiaramondia appena giunto a Busto Arsizio nell’ambito di preesistenti convenzioni, debitamente autorizzate, con due strutture genovesi.
Seondo i Nas a Genova esisteva una vera e propria organizzazione che in modo sistematico dava la possibilità ai professionisti che operavano in ambito ospedaliero di addossare al pubblico i costi di alcuni tipi di analisi pagate dai loro pazienti-clienti come private. Una vicenda, quella sottoposta dai carabinieri agli organi della magistratura, che secondo gli stessi militari denuncia un «totale asservimento della sanità pubblica a fini privatistici», forse inevitabile con la mentalità corrente. Sui fatti contestati agli indagati si è soffermato con dovizia di particolari  in questi giorni il quotidiano genovese Il Secolo XIX.

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Pubblicato il 15 Luglio 2009
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