“Svegliata dalla grandine, poi il fiume è entrato in casa”
La testimonianza degli abitanti di Lavena che hanno subito gravi danni alle abitazioni. Grazia ai pompieri che hanno messo in salvo i miei figli”
«Sono scesa al piano terra e già c’era l’acqua: non sapevo che fare. Poi sono arrivati i pompieri che hanno preso in braccio i bambini e li hanno portati via». E’ ancora sotto shock Pierangela Brambilla (nella foto) che stamattina assieme ad un’altra decina di famiglie del caseggiato di via Prada, nella frazione di Lavena, a Ponte Tresa, se la sono vista brutta. Oltre alla sveglia sotto chicchi di grandine grossi come noci, si sono visti entrare letteralmente un fiume d’acqua in casa che ha portato via tutto: giochi dei bimbi, piante, ha spostato divani e suppellettili, scarpe, e quanto può in ogni casa trovare spazio nelle tavernette e nei garages. Tutta colpa del Pianazzo, un torrente che scende dalla montagna e nei giorni di secca sembra un rigagnolo, ma che stamattina alle 6 è diventato un leone, uscendo dai chiusini e provocando disastri. «Mi sono svegliata col frastuono della grandine che picchiava sulla macchina – racconta Enza Alesso, che col marito sta ripulendo il garage – tutt’intorno era bianco di ghiaccio, uno spettacolo pazzesco. Poi l’acqua ha cominciato ad arrivarmi nella taverna e in garage».
Anche la signora Botrugno è spaventata. Ha avuto la casa allagata e assieme al marito, Antonio, gira tra i condomini mostrando i danni del maltempo. Lungo la via principale, intanto si lavora. Alcuni della via Prada hanno messo delle paratie ai cancelli; altri hanno tentato di improvvisare dei sacchi di sabbia per arginare il disastro. Ma per molti è stato troppo tardi: l’acqua non si è fermata e ora non resta che asciugare e sperare nella clemenza del tempo.
Anche la signora Botrugno è spaventata. Ha avuto la casa allagata e assieme al marito, Antonio, gira tra i condomini mostrando i danni del maltempo. Lungo la via principale, intanto si lavora. Alcuni della via Prada hanno messo delle paratie ai cancelli; altri hanno tentato di improvvisare dei sacchi di sabbia per arginare il disastro. Ma per molti è stato troppo tardi: l’acqua non si è fermata e ora non resta che asciugare e sperare nella clemenza del tempo.
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