Legambiente denuncia la speculazione edilizia d’alta quota

Nel suo rapporto annuale, Carovana delle Alpi lancia l'accusa contro l'edificazione selvaggia che riguarda innanzitutto le seconde case

Seconde case osservate speciali: è questo il tema dell’annuale rapporto di Carovana delle Alpi, campagna di Legambiente organizzata con il contributo del Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare, che si concentra sulla qualità turistica delle località alpine guardandola dal particolare punto di osservazione della quantità di seconde case, chiamate anche ‘letti freddi’, per il fatto di essere alloggi chiusi e inutilizzati per gran parte dell’anno. Il rapporto, per la prima volta, assembla ed interpreta i dati disponibili sulle principali località turistiche montane.
 
In Lombardia i comuni turistici montani esaminati dal rapporto sono 35, ed hanno numeri rispettabili per quanto riguarda il turismo, con oltre 31.000 posti letto di cui 24.000 alberghieri. A questi però andrebbero aggiunti i cosiddetti ‘letti freddi’, quelli delle seconde case appunto, che benchè chiuse e ‘fredde’ per buona parte dell’anno, sono presenti in queste località in numero impressionante: ben 68.000 seconde case , un valore che corrisponde al 70% delle abitazioni presenti. La Lombardia è prima in classifica, tra tutte le regioni alpine, quanto a numero di seconde case montane.
 
«Il problema delle seconde case è presente in tutto l’Arco Alpino – spiega in una nota Legambiente –  ma mentre nei Paesi tedeschi si cerca di arginarlo con misure urbanistiche e fiscali, da noi la speculazione d’alta quota pare inarrestabile, ed è assecondata dai condoni e dall’attuale ‘piano casa» .
 
I numeri delle principali località turistiche montane della Lombardia evidenziano la concentrazione alberghiera che caratterizza l’ Alta Valtellina , che con 11.700 posti letto alberghieri copre ben il 49% dell’offerta, facendone il comprensorio trainante dell’intero turismo montano della regione. All’interno del comprensorio spicca fortemente il ruolo della località di Livigno , ‘star’ turistica delle Alpi lombarde con 4982 letti alberghieri e 2674 extralberghieri, mentre i due terzi delle quasi 10.000 seconde case sono concentrate nell’agglomerato Bormio-Valdisotto-Valdidentro. Rilevanti, secondo il parametro della ricettività alberghiera, anche il comprensorio dell’alta Valcamonica (Ponte di Legno e Temù) con 1891 letti alberghieri, quello di Aprica (che comprende la camuna Corteno Golgi), con 1737 letti, dell’Alta Valchiavenna (Campodolcino e Madesimo) con 1416 letti e della Valmalenco (Chiesa, Lanzada e Caspoggio) con 1374 letti. Purtroppo però a livello regionale la ricettività offerta dalle seconde case surclassa abbondantemente quella delle attività turistiche vere e proprie: per ogni letto alberghiero ed extralberghiero ci sono infatti ben 1,63 ‘case fredde’ .
 
Complessivamente povero di ricettività alberghiera è il territorio orobico , dove si concentra maggiormente la ‘piaga’ delle seconde case, presenti dovunque, anche al di fuori delle località di notorietà turistica, con una forte concentrazione nelle valli bergamasche (le località turistiche della Val Seriana con Valbondione, Castione, Clusone, Fino del Monte, Gromo, che contano 11.700 seconde case; quelle della Val Brembana con Piazzatorre e Foppolo con 3400 case, Schilpario in Val di Scalve ed infine alcune località turistiche molto prossime alla città di Bergamo, come Selvino, Serina, Roncola, con altri 6.400 alloggi): complessivamente le 11 località turistiche bergamasche comprendono un terzo delle seconde case dell’intero campione lombardo!
 
Rilevanti concentrazioni di seconde case si rinvengono anche nei comprensori dell’Alta Val Camonica (6400 seconde case tra Pontedilegno e Temù), dell’Aprica (7660 seconde case tra Aprica e Corteno), della Valmalenco (5600) e dell’Alta Valchiavenna (5400), oltre che in località caratterizzate da turismo consuetudinario e familiare (Borno, Barzio, Collio e Bagolino).
 
Nello scenario lombardo si evidenziano alcuni esempi particolarmente negativi e sbilanciati: le stazioni sciistiche di Madesimo, Piazzatorre e Foppolo , con una dotazione di seconde case pari o superiore al 90% dell’intero patrimonio abitativo, il gigantesco agglomerato di seconde case di Castione della Presolana , ma anche quelli di Pontedilegno , dell’ Aprica e della Valmalenco , territori che devono meglio valorizzare il loro straordinario patrimonio ambientale evitando di continuare sulla strada della specializzazione sciistica e della connessa speculazione edilizia.
 
Gli esempi virtuosi sono poco numerosi, in una regione che non ha mai sviluppato una vera politica per il proprio turismo montano, ma proprio per questi da segnalare. In primo luogo quello di Valmasino, piccolo centro che sta finalmente trovando una propria caratterizzazione turistica in grado di valorizzare il suo eccezionale scenario paesaggistico e ambientale senza farsi tentare dalle lusinghe del cemento. Livigno è la capitale indiscussa del turismo d’alta quota, con una presenza di seconde case tutto sommato contenuta, in un contesto che punta molto sulla destagionalizzazione e diversificazione dell’offerta turistica. Valfurva deve probabilmente al Parco dello Stelvio il fatto di aver conservato una buona struttura dell’accoglienza turistica, anche se le gravi ferite speculative inferte dai grandi eventi sportivi del 1985 e del 2005 hanno segnato l’avvio di una deriva che richiede una rapida e consapevole inversione di rotta.

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Pubblicato il 06 Agosto 2009
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