Nel futuro di Busto “l’anagrafe del buon vicinato”

L'assessorato ai servizi sociali intende lanciare un progetto pilota in un quartiere. L'appello dell'assessore Crespi durante l'incontro con gli anziani e i volontari alla festa di Auser

L’anagrafe del buon vicinato: questa la risposta che il Comune intende mettere in campo di fronte ad alcune delle più comuni e diffuse problematiche degli anziani. La proposta è stata ufficializzata oggi, martedì 11 agosto, dall’assessore ai servizi sociali, avvocato Mario Crespi, che presso la Colonia Elioterapica di via Ferrini ha tenuto un incontro con gli anziani e volontari presenti alla festa di Auser in programma sino a fine mese.
L’iniziativa è già stata applicata con successo in altre realtà cittadine – Crespi citava l’esempio di Brescia – e consiste nel raccogliere elenchi di persone disponibili o al contrario bisognose per tutta una serie di incombenze quotidiane degli ultrasessantacinquenni: fare la spesa, recarsi in qualche luogo, acquistare medicinali o altro, scambiarsi libri e oggetti, avere semplicemente un po’ di compagnia. Con un questionario inizialmente anonimo si raccoglieranno le disponibilità e richieste teoriche (su uno stesso foglio si può indicare l’una e l’altra), poi il quartiere che risulterà più “attivo” e interessato, quello diciamo con la "massa critica", sarà scelto come teatro del progetto pilota, con preferenza per le realtà di periferia. Lo scopo è ovviamente quello di ricreare un tessuto sociale più coeso, una vicinanza che faccia sentire tanti anziani meno soli e impauriti di fronte alle difficoltà quotidiane, e dia magari ad altri fra loro, più fortunati e in grado di dare ancora molto, la possibilità di rimettersi in gioco per il prossimo. Un uovo di Colombo, se si vuole, nel quale il pubblico, nello specifico il Comune, entrerebbe in punta di piedi, perchè il suo sarebbe un ruolo meramente organizzativo e di supervisione: protagonista sarebbe la gente stessa. «E ci aiuterebbe molto» aggiunge Crespi «a sgravare di compiti le assistenti sociali, letteralmente prosciugate dalle semplici incombenze quotidiane». Il che, considerando che sono in tutto e per tutto 14, di cui tre solamente addette all’area anziani, non stupisce.

Le questioni toccate erano molteplici, come i tipi d’intervento e le iniziative snocciolati dall’assistente sociale dell’area anziani Marta Taverna. Tra quelle affrontate anche la collocazione della stessa Auser, che resterà priva della sede di via Magenta 51. L’aveva in comodato dal Comune al prezzo simbolico di 50 euro l’anno, ma dovrà sgombrare entro fine anno. L’idea è di trasferirla all’altro capo della città, in spazi del centro polifunzionale terza età di via Tasso, gestito dal 2005 dalla cooperativa novarese La Nuova Assistenza («esempio di elevatissima professionalità», così l’assessore). La direttrice della struttura, Lidia Radovic ha compiuto già un sopralluogo preliminare con l’assessore, ed era presente anche all’incontro odierno insieme all’animatrice Donatella Galli e a non pochi degli anziani residenti presso il centro. Una RSA, questa, che si cerca, nelle parole dei responsabili, di rendere «sempre più simile ad una casa» e sempre meno a un ospedale. Il tutto coinvolgendo gli ospiti, sempre nel rispetto le caratteristiche individuali, in attività che ne preservino anche in tarda età l’elasticità mentale e perché no fisica (ad esempio la ginnastica dolce al Parco Alto Milanese). Sempre la struttura di via Tasso, in particolare i suoi spazi esterni e qualche stanza, dovrebbe poter essere utilizzata, nelle intenzioni dell’assessore, per dare una continuità durante tutto l’anno alle iniziative sociali di Auser, che gli anziani bustesi sembrano gradire vivamente.
Nell’incontro in Colonia Elioterapica non sono mancate contestazioni e richieste anche vivaci all’indirizzo dell’amministrazione: si sa, gli anziani sono soggetti esigenti e difficili da soddisfare. Dopo una vita di lavoro ritengono non a torto che in fondo qualcosa sia loro dovuto. Ma ciò che i nonni di Busto chiedono, a gran voce, sono meno buone parole e più spazi e più occasioni di socialità, di cui avvertono acutamente la carenza in una città non certo nota per la sua gaiezza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Agosto 2009
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