Quattro bare, l’addio alla famiglia Dal Cero
Oltre mille persone ai funerali della famiglia Dal Cero-Bergonzi, officiati dal vescovo Stucchi. Marta, Maurizio, Mattia e Fabio sono stati sepolti insieme, nella cappella di famiglia
Perché? Era questa la principale domanda sul volto delle oltre mille persone che hanno dato l’ultimo saluto alla famiglia Dal Cero-Bergonzi, ai funerali che si sono svolti mercoledì pomeriggio nella chiesa di San Vittore a Gornate Olona. La tragedia che ha colpito il paese ha sconvolto tutti e proprio il vescovo monsignor Luigi Stucchi, che ha concelebrato con il parroco don Ruggero il funerale di Maurizio, Marta, e dei piccoli Mattia e Fabio, ha iniziato la propria omelia affrontando direttamente questo tema, quel “perché” che aleggiava nella testa di tutti i presenti, di tutta una comunità per cui non sarà semplice cancellare il dolore.
Quattro bare disposte di fronte all’altare. Due grandi ai lati, i genitori, Maurizio e Marta. Al centro due piccole bare bianche, i figli, Mattia e Fabio. La chiesa gremita, le sedie posizionate anche nel piazzale, soprattutto per gli anziani. Centinaia di persone in piedi.
«È la prima volta che mi ritrovo a concelebrare il rito funebre di un’intera famiglia – ha detto il vescovo -. Signore, tu hai visto quello che ora ci impedisci di vedere, di capire, di spiegare. Signore perché non hai notato pensieri e decisioni? Perché non ai risparmiato Fabio e Mattia, bambini innocenti? Perché non hai custodito nel tuo progetto di amore Marta e Maurizio? Perché?»
I volti dei presenti annuivano. Le domande erano nel cuore di tutti. «Ora ognuno di noi è più solo. Ora è più difficile crederti. Ora sembra a noi impossibile. La nostra preghiera diventa come un grido: da chi andremo? Eppure sappiamo che sulla croce non hai risparmiato nemmeno il figlio tuo Gesù. Tutto questo diventa mistero, speranza e salvezza. Noi tutti te li consegniamo così, anche se li sentiamo strappati. Non facciamo finta che sia accaduto, ma ci schiaccia e ammutolisce. Ma si può ancora camminare, abitare nelle nostre case, si può ancora parlare, lavorare, amare. Costruire segni concreti di comunione, in cui capirci, insieme. Tutto questo è la vita. A tutto questo vogliamo rieducarci di nuovo».
Tutti i presenti hanno poi atteso il passaggio della famiglia, per l’ultimo viaggio verso quella cappella al cimitero che è stata preparata per accogliere, insieme, madre, padre e figli. Un pianto generale è scoppiato al passaggio dei due piccoli, nelle bare bianche. Ad accompagnare il pianto, lunghi applausi, indistinti per tutti e quattro. Fino al corteo, un vero fiume che ha accompagnato la famiglia al cimitero, lasciando il paese deserto. Avvolto nel silenzio.
Nel piazzale di fianco alla chiesa si vedono la scuola elementare e l’asilo frequentati da Mattia e Fabio. Serrande abbassate. All’apertura a settembre, come ha detto il parroco don Ruggero, un nuovo dolore colpirà il paese, quando i bambini porranno ai genitori quel “perché” i loro compagni non ci siano più.
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