Scoperto contrabbando di diamanti da 200 mila franchi

I responsabili del traffico, sventato dagli agenti doganali, sono tutti cittadini italiani residenti nella Confederazione

Dopo lunghe indagini, gli agenti doganali svizzeri hanno sventato un giro di contrabbando di diamanti grezzi e tagliati per un valore di 200 000 franchi. Le persone implicate sono cittadini italiani residenti in Svizzera. Negli ultimi mesi, questi ultimi hanno costituito un’organizzazione di contrabbando e truffa attraverso una ditta svizzera di copertura e una società mineraria della Repubblica Centraficana.

Le prime tracce del traffico erano già state sventate da tempo. L’organizzazione infatti era stata scoperta, il 15 dicembre 2008, quando uno dei contrabbandieri di ritorno da Bangui (capitale della Repubblica Centraficana) è stato controllato in merito alle merci soggette a dazio presso l’ufficio doganale di Zurigo-Aeroporto. Nel taschino della camicia sono stati scoperti 73 carati di diamanti grezzi, per un valore di 128 000 franchi, che l’uomo non aveva dichiarato per il trattamento doganale. Egli ha tuttavia potuto comprovare, mediante un certificato valido del Processo di Kimberley, che i diamanti non provengono da zone di guerra.

Le perquisizioni domiciliari effettuate successivamente hanno portato gli inquirenti doganali sulle tracce di una persona che agiva dietro le quinte. Gli agenti hanno potuto provare ulteriori esportazioni e importazioni illegali di diamanti grezzi e tagliati effettuate dai contrabbandieri. L’importo complessivo dei reati è di 210 000 franchi. L’imposta sul valore aggiunto sottratta ammonta a circa 16 000 franchi. Oltre alle prescrizioni doganali e fiscali, gli autori dei reati hanno violato anche la legge federale sull’applicazione di sanzioni internazionali (legge sugli embarghi) e l’ordinanza sul commercio internazionale di diamanti grezzi (ordinanza sui diamanti). Ai responsabili saranno inflitte multe elevate.

Nell’ambito della lotta contro il contrabbando organizzato di diamanti grezzi si tratta soprattutto di impedire il commercio dei cosiddetti «diamanti insanguinati», ovvero quei diamanti la cui vendita ha contribuito o contribuisce a finanziare diverse guerre in Africa. Sulla scorta dei documenti trovati, è stato comprovato che i diamanti grezzi scoperti non provengono dalla limitrofa regione congolese del Nord Kivu, teatro di conflitti. Il certificato del Processo di Kimberley relativo alle importazioni ed esportazioni di diamanti grezzi attesta la provenienza di tali diamanti da regioni senza conflitti e permette, ad esempio, di importarli legalmente in Svizzera.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Settembre 2009
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