Permesso “per conto di Dio”: una dichiarazione di appartenenza alla razza umana

A diffondere i "permessi di soggiorno", privi ovviamente di valore legale ma ricchi di umanità, è un comboniano di Castelvolturno (Campania), padre Giorgio

È un caso davvero singolare, e che all’inizio ha colto completamente di sorpresa i carabinieri della compagnia di Legnano, quello dei permessi di soggiorno in stile "Dio lo vuole" trovati a delle giovani prostitute nigeriane in quel di Busto Garolfo. A tutto però c’è una spiegazione: ed è una di quelle che scaldano il cuore nella loro semplicità.

Dietro i permessi, palesemente falsi, al punto da non potersi contestare alcun reato a chi li ha firmati, c’è una volontà precisa, politica e umana. È quella di padre Giorgio Poletti, comboniano a Castelvolturno in provincia di Caserta, da anni in lotta per il diritto degli immigrati, clandestini (soprattutto) inclusi, ad essere accolti con umanità piuttosto che perseguiti dal rigore della legge. Da lui fanno la fila, a quanto pare, a centinaia: il documento che rilascia non ha alcun valore legale, ma ne ha uno morale. L’equivalente di una dichiarazione di appartenenza alla razza umana.

Una scelta nel rispetto di valori predicati da Gesù, per il pastore d’anime del paesello campano, ma anche una civile presa di posizione contro lo spirito delle norme vigenti. Mesi fa i padri comboniani, gente che sa cosa vuol dire il dramma della povertà materiale e morale (di speranza, soprattutto) da cui si fugge a milioni, avevano lanciato l’iniziativa per la giornata mondiale del rifugiato: i documenti del Ministero del Regno di Dio circolanti in Italia sarebbero fino a 4500. Il tenente Michela Pagliara della compagnia legnanese dell’Arma, ligia al dovere e all’obbedir tacendo, deve limitarsi a dare atto della correttezza degli atti compiuti dalla pattuglia nel rispetto della legge vigente; padre Giorgio può ben dichiarare d’essere "in missione per conto di Dio". Ben sapendo che qualcuno contesterà. Quale contrasto fra chi porta la croce, e chi vorrebbe appenderla – o cucirla – dove che sia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Dicembre 2009
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