In vendita le quote dell’ex ortofrutto. “Ora gli oneri di urbanizzazione”

Il consiglio comunale ha votato la dismissione delle quote della Società dei Mercati delle Fontanelle di Gurone. Un milione e 600 mila euro gli oneri da incassare. Secondo l'amministrazione la perizia di 13 milioni di euro per la vendita dell'area sarebbe sovrastimata

Poteva essere un consiglio comunale innocuo, rispetto ad altri. Invece, tra supermercati da costruire, mercati ortofrutticoli da dismettere e interrogazioni su dove passa il tempo il sindaco, anziché presenziare all’inaugurazione della diga sull’Olona, nella sala consiliare di via Matteotti si è consumato l’ennesimo scontro, soprattutto tra il capogruppo del Pd Eugenio Paganini e l’assessore al Bilancio Giuseppe Nelba.
Eppure l’apertura era stata pacata: l’ex Primo cittadino Olinto Manini (Pd) ha posto una serie di domande sulla Società dei Mercati (ex ortofrutto) delle Fontanelle di Gurone, oggetto del primo punto dell’ordine del giorno in cui si chiedeva la dismissione delle quote azionarie detenute dal comune. Malnate, socio per l’1,128 per cento, dopo quasi tre lustri non ha ancora incassato gli oneri di urbanizzazione per quell’opera, che allora non furono pagati perché si trattava di una società pubblica, i cui maggiori azionisti sono il comune di Varese e la Provincia.
Manini ha posto tre questioni: qual è il reale valore dell’area in presenza del mercato ortofrutticolo (a tutt’oggi esiste solo una perizia di vendita che parla di un valore di 13 milioni di euro)? Quanto potrà valere l’area una volta realizzata la variante prevista dal pgt? Chi è il principale interlocutore della trattativa privata? Particolare quest’ultimo non indifferente perché una perizia di vendita così alta, non facilita la gara pubblica. Osservazione fatta anche dal consigliere Raffaele Bernasconi (lista Malnate viva), secondo cui, si tratterebbe di perizie «sovrastimate».
In quell’area oggi opera un privato che affitta una parte della struttura: la società Orrigoni-Cedis, che fa capo al gruppo Tigros (supermercati). Solo una piccola parte è ancora dedicata alla destinazione originaria, ovvero il mercato ortofrutticolo. «Questo è il motivo per cui in tutti questi anni l’amministrazione comunale non ha potuto chiedere gli oneri che le spettavano» ha spiegato Manini. Anche secondo l’assessore Nelba quei 13 milioni di euro di valutazione sono troppi. «Sono eccessivi –. Li vale in funzione della sua trasformazione senza la quale vale 6 al massimo 7 milioni di euro. Io oggi farò di tutto per portare a casa un milione e 600 mila euro. Questo è un prezzo Postal market, da quella cifra non ci si schioda. Se il subentrante non pagherà pagheranno in solido i soci. Nel bando sarà specificato che sull’acquisto c’è un onere in favore dei comuni di Malnate e Vedano».
La questione è delicata. Così delicata, che ha dato vita a un ruvido confronto – al limite della minaccia di portare gli atti in procura – tra il sindaco di Malnate e quello di Varese. A complicare le cose anche le tante voci sulla destinazione futura dell’area delle Fontanelle annunciate sui giornali (costruzione del nuovo stadio per il Varese Calcio oppure nuove carceri). «C’è il pgt che parla della destinazione di quell’area – ha detto il sindaco Sandro Damiani – quindi quelle cose annunciate dal sindaco di Varese non si possono fare. I soci di maggioranza se sono tranquilli e alla luce del sole non vedo perché non ci debbano pagare quelle somme. In questo senso c’è stato un incontro con il segretario generale del capoluogo che è venuto a Malnate per dirimere le divergenze».
Dismettere le quote o non dismettere? Questo è il problema per Eugenio Paganini (capogruppo del Pd). «Ho qualche problema sull’obbligatorietà a vendere le quote della società. Potremmo mantenerle anche a prescindere dal fatto che la Provincia e il comune di Varese vendano e dismetterle in un secondo momento. E perché diamo per scontato che lì ci vada un privato e non un soggetto pubblico? Mi piacerebbe sapere anche quant’è l’utile di quell’area per il Comune di Malnate».
«Intorno ai tremila euro all’anno – ha replicato l’assessore Nelba -. E’ vero che non siamo obbligati a vendere,  ma non siamo masochisti».
Alla fine la maggioranza ha votato a favore della dismissione delle quote azionarie in mano al comune, un solo voto di astensione (Bernasconi) e cinque contrari (il gruppo consiliare del Pd), nonostante l’appello all’unanimità fatto dal presidente del consiglio comunale Antonio Sassi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Gennaio 2010
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