Residenti: Busto a un’incollatura da Varese, sorpasso in vista

Il capoluogo è a quota 81.788, Busto la tallona a 81.716. Stagnanti demografia e movimento degli "indigeni", gli stranieri sono l'ago della bilancia

Settantadue abitanti di differenza appena, meno dell’uno per mille: Busto agguanta Varese o quasi. Già un anno fa i dati demografici dicevano che la "città leader" del sud di una Provincia policentrica, come non si stanca di promuoverla il sindaco Farioli, stava recuperando lo storico svantaggio in termini di popolazione. Ora siamo a 81.788 contro 81.716, dati di fine 2009: Varese ha perso quasi trecento residenti dall’anno scorso, Busto ne ha guadagnati qualche centinaio. Dovesse continuare così, il 2010 sarà l’anno del sorpasso.
Sta progressivamente svanendo, quindi, lo svantaggio accumulato nel Novecento da Busto nei confronti del mai troppo amato capoluogo. Una "inferiorità" che risale ai tempi del regime fascista. Mussolini, autore negli anni Venti di decise riforme amministrative, scelse Varese, secondo la leggenda popolare perchè i bustocchi preferirono accogliere e festeggiare il loro concittadino cardinale Tosi piuttosto che il duce; nei fatti perchè serviva una sede poliziesca e amministrativa da cui monitorare le attività degli antifascisti esuli in Canton Ticino. Dimenticando forse anche Gallarate, che vantava una esperienza di centro amministrativo già a fine Settecento.

Cattiverie ultradecennali e ostilità tra tifoserie "biancoblu" e "biancorosse" a parte, i dati degli ultimi anni – particolarmente utile e interessante la serie demografica pubblicata sul sito del capoluogo – parlano chiaro. A Busto la popolazione cresce ancora, in modo regolare, grazie all’immigrazione, mentre Varese ristagna dopo un lungo declino; ed è sempre grazie all’immigrazione se Varese non ha ancora perso "lo scettro" di regina della provincia in termini di popolazione. Gli stranieri sono ormai oltre il 10% dei varesini e il 7,5% dei bustocchi: cifre che parlano da sè, di un mondo che non è più quello d’un tempo, e non sarà la nostalgia incoercibile della Busto e della Varese che furono a far tornare indietro l’orologio della Storia. Potrebbe al più pensarci la crisi economica, globale e di sistema, ad arrestare il flusso di stranieri verso Paesi non più così necessariamente più ricchi del resto: ma anche questo richiederà tempo. E, detto fra parentesi, non è nemmeno auspicabile: sarebbe un pessimo segnale e ci condannerebbe ad un declino di stampo "postsovietico". Meglio non immaginarlo neppure.

Il dato sulla popolazione è, intendiamoci, un puro numero. Da nessuna parte è scritto che il capoluogo deve essere la città più grande, i varesini possono dormire sonni tranquilli. Villa Recalcati anche, perchè l’abolizione delle province resta uno slogan elettorale a costo zero, di facile presa demagogica e che si può rinnegare tranquillamente nei fatti, lasciando una seria riforma amministrativa del Paese alle calende greche di un’Italia (molto) futura. Per i bustocchi tutto sta a togliersi una soddisfazione formale, sfuggita nel 2009, ma che visto l’andazzo è prevedibile per quest’anno. Salvo sorprese perchè come ben mostra la serie demografica di Varese, il capoluogo si espande e si contrae per spasmi improvvisi, fra gente che viene… e gente che va, magari per farsi la casetta dei sogni con vista sul Campo dei Fiori in quel di Luvinate o di Morazzone, ossia dietro l’angolo.
Non così ben situata Busto, di cui certo Stendhal, amante di Varese, non avrebbe mai lodato i grigi panorami. Stretta fra il cemento di Legnano e l’asfalto di Gallarate, ha ben altre gatte da pelare: trovare un accordo di governo fattivo e condiviso per un territorio – l’Alto Milanese – che meriterebbe un’amministrazione unitaria, ma è diviso da un confine amministrativo (Varese di qua, Milano di là) che da almeno cinquant’anni ha perso ogni senso e da campanilismi parimenti sciocchi e davvero… provinciali. Uno sforzo che è pure stato tentato politicamente, ma nemmeno la colorazione identica e compattamente verdeazzurra delle Giunte comunali è riuscita nel miracolo di far abbracciare i campanili. E mentre anche Gallarate e Legnano vantano popolazioni "in movimento", la "rivalità" Busto-Varese si rivela per quello che è: un granello di sabbia in preda alle tempeste demografiche del nuovo millennio, in un mondo che si fa piccolo come un villaggio, stretto come uno sgabuzzino. E purtroppo in questi ultimi due anni, più povero.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Gennaio 2010
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