Ubi: gli sportelli varesini diventano tutti della Popolare di Bergamo

La prossima mossa della lunghissima riorganizzazione di UBI Banca scatterà lunedì 25 gennaio: le insegne degli sportelli varesini appartenenti al gruppo prenderanno il nome della Banca Popolare di Bergamo

La prossima mossa della lunghissima riorganizzazione di UBI Banca scatterà lunedì 25 gennaio, quando le insegne degli sportelli di tutte le banche varesine appartenenti al gruppo cambieranno e prenderanno il nome di UBI – Banca Popolare di Bergamo.
Un nome che prenderanno non solo gli ex sportelli del Credito Varesino, ma anche quelli dell’ex Popolare di Luino, del Banco di Brescia e della Banca Regionale Europea con una precisa logica dichiarata dalla banca: "una provincia, un marchio".
Il cambio di insegna riflette la cessione effettiva di questi sportelli tra le banche del gruppo, che da lunedì 25 avranno una organizzazione territoriale omogenea: la Banca Popolare di Bergamo, per esempio, diventerà banca di riferimento delle provincie di Bergamo, Varese, Como, Lecco e Monza Brianza, rilevando gli sportelli provinciali delle altre banche del gruppo. Il che significa che ai circa 70 sportelli già esistenti UBI – Banca Popolare di Bergamo, si aggiungeranno i 40 sportelli della banca Popolare Commercio e Industria, i 5 sportelli della Banca Regionale Europea, i 12 sportelli del Banco di Brescia.
Per il territorio piemontese la banca di riferimento diventerà "Banca Regionale Europea", che tra l’altro trasferirà la direzione generale da Milano a Torino; la Banca Popolare Commercio e Industria diventerà istituto di riferimento nelle provincie lombarde di Milano e Pavia nonché nelle provincie emiliane di Bologna, Parma, Piacenza, Modena, Reggio Emilia e Ferrara; il Banco di Brescia sarà banca di riferimento delle provincie di Brescia, Lodi, Cremona, Mantova e Triveneto mentre la Banca di San Giorgio sarà la banca di riferimento per il territorio ligure.
Una operazione che, secondo il gruppo, non dovrebbe avere nessun altro tipo di conseguenza, se non «costi una tantum per circa 25 milioni, prevalentemente di natura fiscale», e realizzazione di «sinergie di costo a regime per circa 20 milioni annui».
Le trattative permanenti con i sindacati dei bancari, aperte a Bergamo a metà dicembre e ancora in pieno svolgimento, fanno capire però che c’è di più, o che perlomeno la preoccupazione va ben oltre il cambio delle insegne. Ad allarmare i sindacati sono in particolare «la gestione della mobilità all’interno del gruppo, la situazione occupazionale che ne può derivare (con attenzione focalizzata sul futuro dei lavoratori precari), l’adeguamento delle norme aziendali che gestiscono la nuova popolazione delle banche reti» oltre alla salvaguardia dei livelli retributivi e la gestione degli effetti del trasferimento della sede della Banca Regionale Europea: per questo le trattative continuano ad oltranza, con la speranza – ma non la certezza – che si chiudano entro la settimana prossima.
Quand’anche, con le cessioni reciproche di sportelli e con il cambio delle loro insegne, non succedesse in un primo tempo effettivamente nulla, la nuova situazione però non potrà che portare domande e – probabilmente – nuove decisioni in un secondo tempo. «Basta pensare alla situazione che si creerà a Laveno Mombello, nella via che porta all’imbarcadero – si domanda Paolo Henin, presidente della Fabi, il sindacato indipendente dei bancari – Sul lato destro della strada nell’arco di 300 metri ci sono tre sportelli: uno della Banca Regionale Europea, uno della Banca Popolare Commercio e Industria e uno della Popolare di Bergamo. Quando saranno tutti e tre sportelli Ubi – Banca popolare di Bergamo cosa succederà? Per quanto tempo resteranno in vita tutti e tre insieme?» E’ la  domanda conseguente. Una domanda non retorica, in una provincia dove Credito Varesino e banca Popolare di Luino e Varese erano spesso una di fronte all’altra.
«Davanti a sovraffollamento di sportelli è chiaro che si prenderà, prima o poi una decisione – risponde il portavoce Ubi Gambardella – Se sportelli con lo stesso marchio finiranno per essere uno di fronte all’altro o a pochi metri di distanza, penso che saranno i nostri stessi clienti a chiedere una razionalizzazione, anche a salvaguardia dell’efficenza della loro banca».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Gennaio 2010
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