“Se ci sono le prede, tornano anche i predatori”
Secondo la naturalista Federica Luoni, l'avvistamento dell'aquila reale sulla Martica è il segnale di un ambiente in salute. Buone notizie anche per il falco pellegrino, il falco di palude, il nibbio bruno e l'albanella reale
«L’uccello della foto è un esemplare giovane di aquila reale». Federica Luoni, naturalista e ricercatrice della Lipu nazionale, non ha dubbi. «Il fatto che sia un giovane lo si capisce dal piumaggio, quelle chiazze bianche sotto le ali sono un segno inequivocabile».
Cosa ci fa un’aquila reale sulla Martica?
«Gli esemplari giovani di aquila reale capita che si disperdano. Però è da un po’ di tempo che notiamo la loro presenza. Giovani di passaggio che arrivano dal nord della provincia, dalle Valli del Luinese e dalla Svizzera dove hanno ripreso a nidificare da qualche anno. La presenza di questi predatori è sintomo di un ambiente in salute. Se aumentano le prede, arrivano i predatori. Basti pensare a quello che è successo con i cormorani sul lago di Varese, all’aumento del pesce è aumentata anche questa specie».
È da escludere che siano esemplari stanziali?
«È difficile, anche se non si puo’ escludere, considerato che il Parco del Campo dei Fiori è un habitat ideale perché protetto e pieno di ungulati, preda che l’aquila reale gradisce molto».
Per quanto tempo e quanti chilometri un’aquila reale puo’ trasportare una preda?
«Anche per svariati chilometri. Il piccolo cinghiale probabilmente era già morto dopo l’impatto con l’aquila e, visto che questo non è un periodo di nidificazione, lo avrà mangiato su qualche spuntone roccioso, in un posto riparato. Se, invece, la preda non è morta viene portata in quota e lasciata precipitare dall’alto».
Il ritorno dei grandi predatori dipende solo dall’aumento delle prede?
«Ci sono anche altri fattori. La diminuzione dell’inquinamento. Pensiamo alla storia del falco pellegrino, che per decenni era sparito da questa provincia. Il ddt che veniva usato in agricoltura abbondantemente negli anni settanta lo intossicava a tal punto che i maschi diventavano sterili e le femmine producevano uova fragili che non potevano essere nemmeno covate. Dopo la messa al bando di queste sostanze, sono ritornati a nidificare con successo. A completare il quadro delle ragioni ci sono anche le aree protette che garantiscono il riequilibrio del rapporto tra preda e predatore e la diminuzione del bracconaggio».
Quali rapaci sono presenti in provincia di Varese?
«Da noi si puo’ vedere il falco di palude che nidifica all’interno dei canneti. Il Nibbio Bruno, rapace spazzino, l’albanella reale, che viene a svernare da noi, e la poiana».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
PaoloFilterfree su "Caro generale Vannacci le tue tesi sono strampalate e la Storia è una cosa seria"
Viacolvento su Scontro tra due auto sulla strada di Pianbosco
Bustocco-71 su Scontro tra due auto sulla strada di Pianbosco
Felice su Scontro tra due auto sulla strada di Pianbosco
axelzzz85 su Regione Lombardia: la mozione di sfiducia contro Picchi passa grazie ai franchi tiratori nel centrodestra
Fabio Castiglioni su La plastica non è più un rifiuto: all’Università dell’Insubria un processo la trasforma in amminoacidi






Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.