Sulle radici cristiane si spacca il PdL

Il capogruppo Alessandro Petrone benedice la convergenza con la Lega sulla modifica dello Statuto comunale, il sindaco e un pugno di consiglieri si astengono

Doveva essere una mozione condivisa, per inserire un riferimento alle radici cristiani nello Statuto comunale. Ma la proposta di modifica del testo proposta dalla Lega Nord ha diviso il PdL: quando finalmente si è arrivati al voto, dopo due ore di dibattito e riunioni a porte chiuse, il grosso del gruppo consiliare guidato dal Alessandro Petrone – fedelissimo di Nino Caianiello – ha votato a favore dell’emendamento leghista «per raggiungere un punto programmatico condiviso con la Lega Nord», mentre il sindaco Nicola Mucci e alcuni consiglieri hanno scelto l’astensione. Il riconoscimento dell’eredità cristiana si è trasformato così in terreno di scontro politico interno alla maggioranza: la proposta non ha ottenuto i due terzi dei voti (la cosiddetta “maggioranza qualificata”) ed è stata respinta. E fuori dall’aula, anche dopo il voto, la tensione nelle file del PdL è esplicita.
 
La proposta di modifica dello Statuto era stata condivisa dai capigruppo, con l’esclusione di Lega Nord e Sinistra per Gallarate, per ragioni opposte. Quando si è andati in aula, però, il Carroccio ha chiesto di introdurre un riferimento più fermo, con un impegno a tutelare le radici cristiane “insieme ai valori che ne discendono”. Alla proposta leghista si affiancava quella, di segno opposto, firmata da Quintino Magarò (Polo Civico di Centro), fatto proprio dal presidente del consiglio comunale Donato Lozito, per aggiungere un riferimento ai “princìpi del pluralismo religioso e della laicità delle istituzioni”. Una posizione esplicita che non piaceva ai leghisti. Il capogruppo azzurro Alessandro Petrone ha annunciato il voto favorevole all’emendamento del Carroccio e la bocciatura di quello di Magarò. «Il voto, oltre che affermare un principio, ci consente di raggiungere un punto programmatico condiviso con la Lega Nord» ha spiegato Petrone, riconoscendo il valore politico dell’operazione: un passo indietro per riavvicinare il carroccio alla maggioranza, prendendo come spunto un’interpretazione identitaria ed esclusiva dell’eredità cristiana.
 
L’uso tattico del riferimento al cristianesimo nella “carta fondamentale” del Comune ha attratto le critiche delle opposizioni: «C’è una profonda differenza – ha esordito Quintino Magarò – tra la proposta della Lega e quella presentata da me e dal presidente del consiglio, che riconosce il pluralismo e la laicità come principi fondamentali». E se la socialista Laura Floris aveva già chiesto in paertura di dibattito di non strumentalizzare riferimenti culturali e religiosi, la consigliera della Sinistra Cinzia Colombo ci è detta «basita dalla discussione e dalle modalità: siamo di fronte all’ulteriore dimostrazione che gli interessi in gioco sono ben diversi da quelli enunciati». Il consigliere (cattolico) del Pd Angelo Senaldi ha ammonito che con quelle poche righe inserite nello statuto «tutte le delibere dovranno essere conformi al dettato, che si riferiscano davvero ai valori cristiani». Ma anche nelle file della maggioranza diversi consiglieri guardavano con perplessità al testo e al voto favorevole annunciato dal capogruppo, sollecitati dalle osservazioni della minoranza.
 
A chiedere una sospensione del dibattito alla fine ci ha pensato Luigi Causarano, della componente ex-An. E alla fine il voto ha reso evidente la spaccatura della maggioranza di fronte all’operazione – improvvisata o calcolata – di convergenza della Lega: quattordici consiglieri hanno votato a favore della mozione e dell’emendamento leghista, il sindaco Nicola Mucci e gli azzurri Giacomo Peroni, Luigi Causarano e Giancarlo Monti si sono invece astenuti, rendendo esplicito il loro dissenso. La proposta di modifica dello Statuto, che richiede la maggioranza qualificata dei due terzi dei consiglieri, è stata dunque respinta. E anche fuori dall’aula, al termine della seduta fiume chiusa dopo l’una di notte, alcuni assessori hanno criticato pesantemente la scelta del capogruppo del PdL, vicino a Caianiello. Quanto al sindaco Mucci, aveva già espresso la sua posizione con il voto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Febbraio 2010
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