Legge bavaglio, “ai primi giornalisti arrestati vedremmo una reazione”

Il giornalista Andrea Riscassi ospite della cooperativa di Giubiano commenta la nuova normativa in discussione in Parlamento: "Si cerca di indurci all'autocensura". Tosi (PD): "Qui è a rischio la libertà di tutti"

Il ddl "bavaglio", con le norme che limitano ai magistrati l’uso delle intercettazioni e ne proibiscono la pubblicazione da parte dei giornali, continua a tenere banco nel dibattito politico: e poco conta qualche timida marcia indietro che non cambia la sostanza del provvedimento. Venerdì sera a Varese, presso la cooperativa di Giubiano, se ne è parlato con un giornalista Rai come Andrea Riscassi.

«Il parlamento fa le tre di notte per votare leggi di questo tipo, quando poi lavora due giorni la settimana» dice Riscassi. «È una normativa dissennata. Abusi, per carità, esistono, ma ce ne sono anche nella Chiesa, non per questo si chiede di chiudere i luoghi di culto…» Nella volontà politica di punire la pubblicazione delle intercettazioni Riscassi individua «un tentivo di indurre i giornalisti all’autocensura: che poi nei fatti è già prassi quotidiana». «Vorrei proprio vedere» continua «come andrà in futuro alle conferenze stampa di carabinieri e polizia: loro a spiegare cosa hanno fatto e come, noi, imbarazzati, a dirgli che non possiamo scrivere niente fino all’udienza preliminare… Con questa legge non avremmo mai saputo di quelli che si fregavano le mani subito dopo il terremoto dell’Aquila, ad esempio».

La situazione italiana è disperata ma, come sempre, non seria. Ben più grave quella della Russia dell’"amico Vladimir" e dintorni. Riscassi è fondatore dell’associazione Annaviva e autore del libro "Anna è viva. Storia di Anna Politkovskaja, una giornalista non rieducabile". «Anna era simbolo di un giornalismo ormai desueto, quello che martella implacabile su un argomento senza seguire "le regole"». Quelle della sottomissione al potere. In Russia, chi non le segue può finire ammazzato, come la Politkovskaya. «La verità? Non si sa in Italia, chissà in Russia… Comunque, oggi con Internet, con i blog, vedi Grillo, ma anche con giornali online, i messaggi passano. Se si vuole farli passare, passano». A un prezzo, che in Russia è carissimo, ma anche in Italia rischia di diventare considerevole. Che accadrà se il ddl "bavaglio" diventerà legge? Riscassi è ottimista, forse per aver visto  le "rivoluzioni colorate" dell’Est (a quella ucraina ha dedicato un volume). «Dopo i primi arresti di giornalisti ci sarebbe una reazione, delle manifestazioni, il sistema potrebbe reggere ben poco in frangenti simili». C’è da sperare che sia davvero così: Riscassi deve ammettere che «in Italia c’è indifferenza e sfiducia, da vent’anni è Berlusconi che detta l’agenda della politica, senza contrapposizione. La gente è convinta che non ci sia niente da fare, e l’opposizione non è considerata credibile». Il governo, chissà perché, invece sì: «ma la Rete lo smaschera». Troppo poco e troppo tardi, forse, in un Paese sempre più anziano e teledipendente.

Fra il pubblico della serata c’era il consigliere regionale del PD Stefano Tosi. «Dobbiamo far capire alla gente le conseguenze di queste misure, persino direttori di testate di centrodestra hanno avuto da ridire. Agli italiani dobbiamo far capire che non è una disputa interna al ‘sistema’: qui è la libertà di tutti i cittadini ad essere messa a repentaglio».
La serata di Giubiano ha visto Giuseppe Musolino fare appello anche ai giornalisti per una mobilitazione a tutela del diritto ad informare, in vista della manifestazione nazionale del 19 giugno in piazza Navona, a Roma. Per Ada Tattini del Popolo Viola, con il ddl contestato «si mira a spezzare le ultime forme di opposizione reale, che vengono dalla magistratura e dalla stampa, mentre il conflitto d’interessi, mai messo in discussione, ha dato a Berlusconi le armi per orientare l’opinione pubblica in suo favore». Da qui l’invito a sottoscrivere l’appello al Presidente Napolitano a non firmare il disegno di legge "bavaglio".

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Pubblicato il 29 Maggio 2010
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