Nidi vuoti negli ospedali: prezzi alti o demografia stagnante?

Lo abbiamo chiesto agli assessori delle due città. A Busto "siamo vicini alla saturazione del mercato", a Tradate per l'assessore Crespi il problema sono i prezzi: "Voucher? Non sono applicabili in questo caso"

Prezzi alti, demografia stagnante o tutt’e due? Quali le cause se degli asili nido faticano a trovare iscritti? Per capire qualcosa di più e conoscere gli scenari locali ci siamo rivolti agli assessori competenti.

– Busto Arsizio
L’asilo nuovo dell’ospedale fatica a trovare i bambini, ma se c’è un motivo identificabile è, diciamo così, "di mercato". Nel senso della demografia da un lato, e dell’offerta dall’altro. A Busto Arsizio l’assessore alla cultura Claudio Fantinati ha la delega sugli asili nido e a richiesta snocciola qualche dato, generico ma indicativo. A Busto Arsizio le liste d’attesa sarebbero contenute e "fisiologiche" per una città di queste dimensioni. «L’obiettivo europeo di Lisbona era quello di avere una copertura pari al 33%» ricorda l’assessore. «Considerando che ogni "leva" annuale di bambini è circa sulle 2100 unità, e che in città andiamo sui 700 posti, ci stiamo avvicinando all’obiettivo, fra nidi comunali e quelli privati (in grande espansione negli ultimi anni). Sulla base di tutte le domande arriveremmo al momento a un centinaio di richieste in lista d’attesa, ma l’esperienza dice che queste poi, fra ritiri, doppioni eccetera, si riducono circa della metà». A Busto posti ce ne sono, ribadisce Fantinati: «Grazie a scelte partite in anni ormai lontani, abbiamo una buona copertura, ultimamente incrementata anche dal ruolo dei privati». Questo anche e soprattutto grazie alla scelta dei voucher, «adottata da tre anni», per la quale il privato ha interesse ad "accorrere" laddove un’amministrazione pubblica supplisce in parte alla differenza fra la retta del nido pubblico e la sua, più elevata. A Busto sono i media 400 euro mensili per la fascia di reddito ISEE più alta nel pubblico, e 600-650 nel privato; il Comune con i voucher prima copriva fino al 50%, adesso irca il 35% della differenza, precisa Fantinati. «Senza favorire alcun tipo di speculazione, volevamo potenziare un servizio e ci siamo riusciti, ma ora siamo vicini ad un punto di svolta». La barca, insomma, è quasi piena: «oggi non consiglierei di aprire asili a Busto, siamo vicini alla saturazione». Pertanto, se il nido dell’ospedale fatica a raccogliere iscrizione, «è anche un momento di mancanza di mercato, diciamo così».

– Tradate
Se per Fantinati è un problema di mercato, a Tradate per l’assessore ai servizi sociali Cesare Crespi se «l’asilo è rimasto chiuso da quando è stato completato l’anno scorso» il problema «sono sicuramente i prezzi». Problema oltretutto cui nello specifico il Comune non può rimediare con i voucher, e Crespi spiega il perchè. «Avevamo pensato anche noi a questa opzione, ma ci siamo informati e non è applicabile, per un semplice motivo: l’asilo all’interno dell’ospedale è pubblico, a tutti gli effetti» per quanto affidato in gestione a una cooperativa. Quindi niente voucher: difficile allora capire il discorso delle convenzioni con i Comuni che si ventilva fra le possibili soluzioni. Anche a Tradate, infine, la lista d’attesa non è lunga: «una decina di piccoli, al momento, anzi di piccolissimi»: ed è sempre per i neonati che c’è più richiesta rispetto a quelli più grandicelli, riferisce l’assessore, mentre anche gli asili spuntati nel tempo come funghi nei centri minori del Seprio si sono rapidamente riempiti.

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Pubblicato il 12 Luglio 2010
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