Peppino Frongia e la memoria corta
Pierfausto Vedani ricorda la figura di Frongia, protocomunista e sindacalista, a cui il Comune ha tolto la targa collocata in una via di Mustunate
Nel mio intervento relativo alla proposta di dedicare una via a Salvatore Furia mi sono riferito anche a Peppino Frongia, protocomunista e sindacalista, al quale il nostro Comune a Mustunate ha scippato una piccola via dedicatagli precedentemente. Il lettore Maxd ha commentato:"Frongia? E chi sarebbe?Dai, non siamo ridicoli".
Il lettore mi ricorda don Abbondio, non perché si fa scudo dell’anonimato, ma per la sua sorpresa davanti al nome di Frongia. Carneade chi era costui ? si domandava il protagonista dell’inizio dei “ Promessi sposi “ dopo essersi imbattuto, durante la lettura, nel filosofo- oratore, greco di origine nordafricana.
In effetti la grande stampa cittadina non si è mai occupata, se ricordo bene, di Frongia che di nome all’anagrafe faceva Barnaba ma tutti suoi amici chiamavano Peppino; ne ho scritto invece e parlato io più volte: su Varesenews e Luce e a Radio Missione Francescana. L’ho fatto perché è stato un personaggio di buona caratura nazionale nella galassia del protocomunismo comunismo.
Peppino Frongia a 10 anni cominciò a lavorare in una miniera sarda e per un lustro non vide il sole: infatti entrava all’alba e usciva al tramonto. Emigrato a Torino, fu vicino a Gramsci, e da subito rivoluzionario. «Ma – mi disse- non eravamo come i terroristi di oggi: non sparavamo alle guardie regie, erano ragazzi del popolo come noi».
Amico di Berlinguer gli scrisse per rafforzare l’invito rivolto dal pci varesino: in un palasport più ribollente di entusiasmo di quando giocava l’ Ignis, il grande leader citò Frongia. Era immutato il rispetto per questo militante vissuto in semiclandestinità durante il, fascismo e che fece aperta dissidenza quando il partito si schierò con l’Urss che reprimeva nel, sangue la rivolta dei comunisti ungheresi nel 1956. La senatrice Maria Pellegatta ha ricostruito a Radio Missione la vita di Frongia: chiederò che a settembre l’intervista venga riproposta.
Non c’è stato nulla di ridicolo nell’azione di Peppino anche come sindacalista e nella sua positiva presenza a Varese perciò non gli avevano regalato l’intestazione della piccola via della periferica, isolata Mustonate. E politicamente è stato un gesto rilevante nell’ambito della Sinistra.
Certamente ridicolo è stato chi ha fatto sparire la targa e soprattutto la via che, dopo una serie di lavori, oggi è diventata il breve accesso al parcheggio di un ristorante.
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