Archi, protagonisti della Stagione musicale

Sei concerti dedicati agli archi (soli o misti ad altri strumenti), tre al pianoforte, uno di sinfonica e uno vocal-strumentale. Violini e violoncelli, nell’edizione 2010-2011 della Stagione Musicale Comunale, spiccano per dedizione all’Arte e all’Uomo

Sei concerti dedicati agli archi (soli o misti ad altri strumenti), tre al pianoforte, uno di sinfonica e uno vocal-strumentale. Violini e violoncelli, nell’edizione 2010-2011 della Stagione Musicale Comunale, spiccano per dedizione all’Arte e all’Uomo. A loro dedichiamo queste righe, riservandoci di approfondire prossimamente i restanti appuntamenti, prendendo il via da un soufflé di note sull’onda veneziana e il respiro del remo poco prima di scivolare in acqua. Così come fa l’archetto di Giuliano Carmignola (foto), il trevigiano che ad Antonio Vivaldi ha eretto un monumento di bellezza riscoprendo le luci del Canaletto sul violino. Un Floreno Guidantus del 1739, ma anche lo Stradivari Baillot” del 1732 e il Pietro Guarneri di Venezia del 1733: ciascuno con una storia, un compito, un repertorio. Chi per il barocco, chi per i secoli a seguire. Carmignola apre la rassegna di Fabio Sartorelli, venerdì 22 ottobre, alle 20.30, nel Salone Estense (biglietti a euro 20, abbonamento a dieci concerti euro 140, abbonamento promozionale giovani, sino ai 26 anni, euro 100) perché se di “Made in Italy” si deve parlare è la musica a raccontare il nostro entusiasmo e la nostra grandezza. È Carmignola, esegeta del barocco. Così come il Quartetto Emerson, un mito che ha scolpito le note sin dal suo esordio nel 1976, lo è nella musica tutta con il cuore di un gigante. Il 12 novembre catalizzerà la scena, con Franz Joseph Haydn (inventore del quartetto, della Forma-Sonata, di una musica fatta di episodi coagulati), Franz Schubert (inarrivabile follia dell’eternità) e Bela Bartok, con le sue ghirlande di nazionalismi sul saltellare del ritmo spigoloso. Ancora corde il 13 febbraio, quando il Quartetto Ebène scalerà le vette di alcune fra le pagine più belle di Debussy, Fauré e Ravel. Il destino della gioventù – perché la formazione è ancora nella primavera della vita – legato all’orgoglio di essere francesi: forza ed eleganza, quindi, ma anche intuito e incoscienza. Sino ad incontrare il grigio, pallido folletto del violino. Quel Gidon Kremer, il 29 marzo, che traduce la musica in un telo cinematografico, dove i singoli fotogrammi – le note, una ad una – registrano le sensazioni di un artista nel mondo contemporaneo. Per Kremer la musica non è mai ferma: barocca, classica o romantica (in programma anche il Trio per violino, violoncello e pianoforte in la minore op. 50 di Piotr Cajkovskij), avanza inarrestabile nelle sue metamorfosi diafane e ispide. Kremer che suona “Erfreue Dich” per violino e violoncello della Gubaidulina: spazio senza limite, ombre senza spazio, suoni senza paura. Inevitabilmente contaminati dai battiti vitali. E poi, il 13 aprile nella Basilica di San Vittore, niente musica sacra ma un violino ingordo di stravaganze con l’Orchestre Des Champs-Elysées e Philippe Herreweghe alla direzione. Il violino di Thomas Zehetmair, prodigioso esempio di arte liquida, sciolta nel tempo, ripercossa nell’anima. Lui, quest’estate protagonista eccellente delle Settimane Musicali di Stresa con le Partite e Sonate per violino solo di Johann Sebastian Bach, lettore grave degli Studi di Nicolò Paganini e, a Varese, con il Concerto per violino e orchestra, in re minore, di Robert Schumann. Per stupire e arrivare dove l’immaginazione si ferma.

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Pubblicato il 23 Settembre 2010
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