Formaggi cari, latte pagato una miseria» Coldiretti contro gli industriali
«Gli industriali lattiero-caseari continuano ad essere smentiti dai fatti: i formaggi stanno aumentando progressivamente le loro quotazioni, mentre il latte alla stalla continua ad essere pagato a prezzi offensivi»
«Gli industriali lattiero-caseari continuano ad essere smentiti dai fatti: grana, gorgonzola, crescenza, taleggio, provolone, burro, mozzarella, stanno aumentando progressivamente le loro quotazioni, mentre il latte alla stalla continua ad essere pagato alle aziende agricole a prezzi offensivi».
L’ennesima denuncia arriva da Coldiretti Varese per bocca del suo presidente Fernando Fiori.
«Gli industriali non possono più dire che la ripresa riguarda solo il grana, che pure assorbe il 50 per cento
del latte lombardo perché Il gorgonzola, sulla piazza di Milano, è passato dai 3 euro di giugno agli attuali
3,45 euro al chilo, la crescenza è salita da 3,9 a 4,25 euro, il taleggio da 3,9 a 4,25 o ancora il provolone è
aumentato da 4,6 a 4,85 al chilo. Anche il burro, che pareva ancorato ai 3,4 euro si è mosso e adesso quota 3,45. E la tendenza positiva ha coinvolto pure un prodotto di largo consumo come le mozzarelle di latte vaccino (in confezioni da 125 grammi) balzate da 4,25 a 4,50 euro al chilo in una settimana. Ormai tutto il mercato caseario è in fibrillazione. Solo il latte alla stalla non aumenta per la totale chiusura degli industriali che stanno mettendo in atto la strategia della massimizzazione dei profitti, provocando la chiusura delle stalle».
Il segnale importante arriva non tanto dall’entità di questa crescita, quanto dal fatto che si è sviluppata
dopo settimane di sostanziale immobilità rispetto agli aumenti di grana e parmigiano tutto il mercato sta
tirando e non ci sono più scuse economiche per dire che non sono possibili miglioramenti dignitosi al prezzo
del latte pagato agli allevatori.
«Parametrato ai valori del grana e del burro – spiega Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Varese – il latte
lombardo ha raggiunto un valore che oscilla fra i 41 e i 44 centesimi al litro contro i 34,5 centesimi che la
Carnini (gruppo Parmalat) sta liquidando in acconto ai nostri produttori o contro i 36 centesimi che stanno
pagando altri piccoli caseifici locali. Gli industriali ormai non hanno più alibi eppure non pagano il prezzo giusto ai produttori, raccontando da anni la solita filastrocca: che non ci sono margini (per loro però aumentano continuamente), che bisogna riorganizzare la filiera … Sono gli stessi che poi organizzano le loro lobby per boicottare la legge sull’origine e impedire così che in Italia i consumatori sappiano da dove arriva il latte o le cagliate che importano, che usano per fare latte Uht e formaggi e che poi vendono con richiami all’Italia. La situazione del mercato è sotto gli occhi di tutti e solo chi è in malafede può continuare a dire che non ci sono le condizioni per venire incontro agli adeguamenti chiesti dagli allevatori non c’è praticamente più un solo prodotto trasformato che a fine agosto non abbia migliorato le quotazioni».
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