Ronde, come funzionano e quando saranno in strada

Le lezioni termineranno il giorno 11 ottobre e i partecipanti riceveranno un attestato. I comuni coinvolti dovranno redigere una convenzione con le associazioni dei volontari

Durerà tre settimane il corso per gli osservatori volontari iniziato ieri sera nella sala Ambrosoli della Provincia di Varese. Le lezioni termineranno il giorno 11 ottobre e i partecipanti riceveranno un attestato. A quel punto, i comuni coinvolti dovranno redigere una convenzione con le associazioni dei volontari nella quale va indicata con precisione il luogo, gli orari e i giorni in cui opereranno gli osservatori.
I comuni finora interessati sono 7: Varese, Buguggiate, Gazzada Schianno, Morazzone, Vedano Olona, Cocquio Trevisago e Albizzate. Sono tutte amministrazioni guidate da primi cittadini della Lega Nord, i primi che hanno voluto sperimentare sul campo il decreto Maroni, pubblicato nel 2009 in gazzetta ufficiale. Lo scorso giugno la Corte costituzionale ne ha bocciato una parte in cui si sosteneva che le ronde avrebbero operato anche in situazioni di disagio ma il corpo più sostanzioso della norma rimane valido.
Le ronde devono avere almeno 18 anni e non avere subìto condanne definitive. Hanno una pettorina gialla, e un telefonino. Come dice anche la loro definizione ufficiale, possono loro osservare, sono «occhi al servizio delle istituzioni» secondo la definizione che è stata usata ieri dalla prefettura di Varese (nella foto, i volontari firmano il registro di presenza al corso). Non possono chiedere documenti, non hanno funzioni di pubblica sicurezza tradizionali, non possono effettuare perquisizioni. 

E’ la stessa prefettura che deve decidere in ultima istanza chi può andare in strada. Varese è stata la prima provincia a completare tutto l’iter. Ha istituito un registro degli osservatori volontari, poi ha iniziato una istruttoria delle associazioni analizzando le posizioni di ciascun volontario, incrociando i suoi dati con polizia e carabinieri. Ci sono stati anche degli esclusi, ma la maggior parte delle associazioni si era già organizzata per tempo evitando di proporre persone che avessero guai con la giustizia.

Per quanto riguarda la convenzione
, che sarà l’atto finale dell’iter, la prefettura ancora una volta dovrà controllare che abbia tutti in requisiti in armonia con la legislazione e potrà suggerire correttivi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Settembre 2010
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