“Siamo tutti diversi, ma nessuno è straniero”

Con il liceo Candiani, Busto è tra le 400 città d'Europa che celebrano la Giornata del dialogo interculturale. Lo scambio studentesco come chiave per la conoscenza del mondo: le testimonianze proposte da Intercultura lo confermano

La scuola e il dialogo fra culture: rapporto fecondo che si rinnova e si stringe in forme via via più profonde. Anche a Busto Arsizio, come in altre 400 città d’Europa, partecipando alla terza giornata del dialogo interculturale promossa da Intercultura. Un momento importante di confronto e di incontro con le esperienze di chi già ha viaggiato è stato quello di stamane al liceo artistico Candiani, dedicato agli studenti delle classi terze. Una gioventù che si prepara a conoscere il mondo: e l’istituto è, a livello provinciale, fra quelli che si sono distinti per le esperienze internazionali dei ragazzi, ma anche con corsi extracurricolari di lingue… "esotiche" (arabo, cinese, ecc.). «Siamo tutti diversi, ma nessuno è straniero» il motto ricordato dal preside Andrea Monteduro. Fra i saluti, quello del sindaco Farioli e del viceconsole del Marocco a Milano, Adil Bargach. «Conoscere per non avere paura, per arricchirsi e crescere» il viatico del primo cittadino; mentre il viceconsole marocchino ricordava la positiva collaborazione culturale instaurata con la Lombardia e le sue scuole, anche con l’invio di insegnanti di lingua araba, e la volontà del suo Paese di operare nel senso dell’integrazione e di farsi «porta mediterranea della cultura italiana in Africa».

A presentare i benefici dei soggiorni all’esterno, che siano di un’estate o un intero anno scolastico (che viene conteggiato come trascorso in Italia), era Franco Tosi per Intercultura. Franco è stato negli USA nel ’96/’97, ospitando anni dopo un ragazzo americano in famiglia; e già suo padre aveva avuto la stessa opportunità trent’anni prima. Intercultura, composta di «una catena di volontari che sono stati all’estero da studenti, vi hanno amici, hanno ospitato altri studenti, e fanno da "cassa di risonanza" di un messaggio padagogico», è la "branca italiana dell’American Field Service (AFS), associazione nata fra i lutti della Grande Guerra per il soccorso ai feriti ed evolutasi dopo il secondo conflitto mondiale in un programma di scambio studentesco. Il 22 ottobre alle 20,30, presso l’aula magna del liceo Galilei di Legnano, l’associazione terrà un incontro pubblico scendendo nei dettagli delle modalità per i viaggi. «Non ci sono culture maggiori e minori, più e meno interessanti o importanti» chiariva Franco ai ragazzi: non è un insegnamento banale, e andrebbe ricordato anche agli adulti. «Bisogna aprirsi al mondo, tutti hanno una cultura, e ci sono le differenze. Accettate e comprese, queste sono un valore». Intanto, con Intercultura al momento 1410 studenti italiani sono all’estero, e più di 700 stranieri di oltre 60 nazionalità diverse sono accolti in Italia, in famiglia.

Quello dell’accoglienza familiare è uno dei principali aspetti raccontati nelle testimonianza che si sono susseguite durante l’incontro. Testimonianze soprattutto di ragazze (la scena era dominata dalla presenza femminile, anche in aula magna), universitarie che hanno avuto negli anni liceali opportunità di conoscere il Sudafrica, Gli Stati Uniti, l’Australia, ma anche destinazioni meno comuni come la Turchia, o più vicine come la Francia. Alessandra ricordava i tre mesi trascorsi in Germania e lo sforzo cosciente e difficoltoso per farsi accettare come membro della famiglia "adottiva"; Stefano l’ansia e la curiosità che precedettero la sua permanenza negli Stati Uniti, e anche un pizzico di rimpianto per non aver scelto «una destinazione in oriente, un’esperienza più radicale»; Chiara la differente organizzazione scolastica di Paesi come Sudafrica e Francia, con l’opportunità di apprender eo perfezionare lingue, conoscere nuovi amici, condividere un percorso di studi in una lingua e con una cultura differente da quelli italiani.
Dal liceo Candiani, rivolte ai compagni di poco più giovani, le testimonianze di Bianca e Alice. La prima ha trascorso un anno, fino ad agosto, negli USA e, ricorda, «è stata dura lasciarli, lasciare la famiglia adottiva e gli amici trovati là. Però sono tornata più forte, più sicura, più indipendente. Lì c’è molto di diverso. Cenano alle 17,30, per dire; anche la gestione del tempo libero è differente, noi abbiamo l’uscita serale, loro si alzano sabato e domenica e vanno, per sempio, al lago. Poi tutto è di tali dimensioni che tornata in Italia case e auto mi sembravano piccolissimi».
Alice ha trascorso l’estate in Australia: a scuola, in luglio e agosto – quando laggiù è pieno inverno. Altre abitudini differenti: pranzo spartano alle 14, cena abbondante (sempre alle 17,30…); a scuola in divisa con blusa, gonna e calzettoni; i voli interminabili, di una giornata intera, da e per la terra dei canguri.

C’è molto da conoscere e da vedere nel mondo: per spiegarlo ai ragazzi, anche un divertente video con protagonista una ragazza norvegese, Ida, sbarcata in Portogallo, che descrive come ci si possa sentire, a volte, «animali esotici» prima di ambientarsi. Un modo di esorcizzare ridendo di gusto le ansie che accompagnano un’esperienza di vita fondamentale. Un rito di passaggio, quasi: alla cittadinanza del mondo.

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Pubblicato il 30 Settembre 2010
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