“Topi” italiani e “gatti” svizzeri

Confartigianato Imprese Varese vuole rispetto per imprese e lavoratori. E chiede al Governo ticinese di condannare il gesto in modo più severo

Anche Confartigianato Imprese Varese interviene nel dibattito scatenato da una campagna promozionale shock che prende di mira i lavoratori frontalieri. Pubblichiamo il commento integrale dell’associazione.

Le distanze prese dal Consiglio di Stato del Canton Ticino sono dovute, le si accetta, ma la vicenda non piace. Prendere "nettamente le distanze" dalla campagna xenofoba promossa in Canton Ticino contro i lavoratori italiani non è sufficiente. A maggior ragione se si tratta di affrontare una vera dimostrazione di intolleranza e razzismo.
Una prova di sincera ignoranza che conduce il pensiero verso quelle derive totalitarie e di "caccia al diverso" che hanno insanguinato, e stanno ancora insanguinando in alcune parti del mondo, la Storia. Il Consiglio di Stato del Canton Ticino dovrebbe chiedere scusa pubblicamente e riparare immediatamente al danno morale causato alle migliaia di italiani che ogni giorno passano il valico per sostenere l’economia svizzera. Non sono sufficienti poche righe, non basta una nota ufficiale, non interessano le parole. Che si tenga invece alta la bandiera della severità svizzera nello scovare i colpevoli e perseguirli con una pena adeguata.
Perché i "topi", se proprio vogliamo guardare, stanno da tutt’altra parte: in chi commissiona tale campagne, in chi le realizza, in chi concede il permesso di affissione e in chi sfrutta la manovalanza straniera. Gli italiani occupati nelle imprese ticinesi, e le nostre imprese che lavorano al di là del confine, si guadagnano il pane duramente. Ed ora, insieme a tutti gli altri stranieri che popolano e transitano in Canton Ticino, si vedono stigmatizzati non si sa per quale colpa o delitto.
Il formaggio svizzero mangiato dagli italiani? Come direbbe Totò: "Ma mi facci il piacere….!

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Settembre 2010
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