Un Varesotto, mille giornalismi

Ad Anche Io un incontro fra protagonisti dell'informazione nazionale e regionale: Alessandro Casarin e Roberto Pacchetti della Rai, Claudio Giua (Kataweb-Espresso), Gianfranco Fabi (Sole24Ore), Vittorio Malaguti (Il Fatto)

L'incontro, che ha visto protagonisti i giornalisti Gianfranco Fabi,  Claudio Giua, Alessandro Casarin, Roberto Pacchetti, Vittorio MalaguttiGiornalismo e giornalisti: quasi una produzione doc per il Varesotto che ha sfornato molti dei protagonisti dell’informazione a livello nazionale. Ad Anche Io, una qualificata rappresentanza della categoria si è confrontata sui temi dell’informazione, della sua qualità e libertà. Oltre che, naturalmente, della lettura della nostra dimensione locale di provincia del profondo Nord.
Proprio da questo punto partivano gli spunti del direttore di Varesenews Marco Giovannelli rivolti ai colleghi: Alessandro Casarin, volto noto della Rai dove è condirettore della struttura che cura i TG regionali; Claudio Giua, direttore della divisione sviluppo e innovazione del gruppo Espresso; Gianfranco Fabi del Sole24Ore; il giornalista Rai Roberto Pacchetti; Vittorio Malagutti, "specialista" di economia e finanza da poco passato a Il Fatto.
Tutti hanno mosso i primi passi nel nostro territorio, che ha dato loro i natali e i primi rudimenti del lavoro giornalistico, trovando poi opportunità che li hanno portato più o meno lontano dagli esordi, a confronto con ottiche particolari nei confronti di Varese e della sua provincia. «A Roma se vieni da qui per prima cosa ti guardano come se venissi da chissà dove, poi ti chiedono della Lega» sintetizza asciutto Casarin. Da Roma spesso si vede il Nord come un punto fisico, osserva Giua: «È successo che mi chiedessero, a Padova, di mandare qualcuno a seguire una valanga a Cervinia…» La geografia non è il forte di tutti, evidentemente. Di Nord ce ne sono parecchi, come ci sono molti Sud, osserva Giua. Con Fabio siamo alla categoria del «A Varese si vive meglio che a Milano». Per Pacchetti il legame con Varese è affettivo e professionale: il "suo" territorio, oggetto di tanti servizi, di cronaca come di politica. Per Malaguti, dati i temi del suo lavoro, Varese è casa, ma giornalisticamente "lontana", salvo rare eccezioni. 

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Come nasce una carriera? La questione è delicata. Casarin descrive gli inizi in un giornalismo «molto diverso da quello attuale», le sagge lezioni di diplomazia applicata alla stampa apprese da un Pierfausto Vedani (allora detto "Il Cardinale") alla Prealpina, l’ingresso in Rai nel 1987 «in quota socialista», poi una carriera regolare attraverso tutte le traversie politiche del Paese. Il suo giudizio è che «in Rai se sei un asino non vai avanti, chi è stato catapultato subito in posizioni di vertice è scomparso». Concorda Giua: «Non si va avanti per soli meriti politici, la carriera non la fai senza numeri e capacità tue. La molla per farsi largo è la curiosità, ma anche la disponibilità a spostarsi, a provare esperienze nuove». Più sfumato Fabi: «In certi posti arrivi nell’anticamera, ma poi la porta è sempre qualcuno che te la apre. Non basta la capacità, occorrono anche le relazioni. Chi coltiva solo la prima ha la coscienza tranquilla». Pacchetti, ricordati i trascorsi a Rete55, il "salto" in Rai grazie a Casarin, gli anni di precariato prima dell’assunzione, riflette come forse proprio in questo momento della carriera la politica possa farsi determinante. Lamenta, peraltro, le costrizioni della par condicio "imposta" dall’osservatorio di Pavia sui tempi dei servizi: «non tutti i politici sanno esprimersi in quindici secondi netti». «Politica? Mai vista» fa al contrario Malaguti, «tranne quando fui minacciato di querele, essendomi occupato di banche fondate da forze politiche del territorio…» Per lui, "tappe" al Corsera e al gruppo Espresso, prima del Fatto.

Altra questione chiave: scelta e gerarchia delle notizie. Le risposte sono differenti. Casarin osserva che i quotidiani si basano sulla "scaletta" dei tg della sera prima, eccetto alcuni, poi deplora gli «allarmi sociali» periodici (Sars, aviaria, ecc.) e i «reati di moda» che affliggono pagine e servizi. «Più che gli allarmi, mi preoccupano le omissioni» obietta Giua, aprendo il fuoco a palle incatenate contro il Tg1 di Minzolini («costruito com’è, non mi fa capire niente di quel che succede. Nel Tg7 di Mentana, invece, ci sono le notizie»). Se la grande tv perde qua e là di credibilità, la acquisiscono i siti Internet: le varie Repubblica e Corriere "punto it" e perchè no, i siti come Varesenews per l’informazione locale. Per Gianfranco Fabi serve un giornalismo «senza compromessi», e i più pesanti sono quelli politici. «Nessuna "spinta" è gratis a questo mondo, c’è sempre qualcosa che si attende in cambio. Una stampa condizionata dalla politica ha un grave limite: la militanza ha la sua ragion d’essere, ma rende parziale l’informazione. Che invece dovrebbe dare strumenti critici all’opinione pubblica». Pacchetti, ricordando che la catena di comando nelle redazioni è lunga e complessa, dichiara che nelle riunioni la prima domanda è: cosa interesserà al pubblico? Tesi contrastante con quella di Malaguti: «Quella sarà semmai la sesta domanda. Prima vengono queste: questa notizia darà fastidio ai nostri azionisti? Darà fastidio aglin inserzionisti pubblicitari? E così via». Buon ultimo, il pubblico dei lettori. «La gente cercherà quindi le fonti d’informazione reputate più libere. Anche le vendite dei quotidiani spesso sono dati gonfiati e falsati dalle copie regalate».
Infine, la questione spinosa di censura e autocensura. A detta di tutti, il problema è la seconda. E un Malaguti dalla lingua tagliente colpisce ancora. «Rido leggendo certe interviste di direttori ed ex tali che negano di aver mai ricevuto telefonate da padroni, azionisti e così via. Lo credo: se uno è arrivato a quelle posizioni è perchè ha già dato ampia dimostrazione di essere "uomo di mondo", e sa già cosa deve e cosa può fare». Salvo rari casi (cita un De Bortoli al Corriere) finiti inesorabilmente sotto una metaforica mannaia.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Settembre 2010
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