Via Solferino, ruspe al lavoro e la vecchia Busto va in polvere

Proseguono gli abbattimenti delle case in pieno centro, fra qualche nostalgia e l'attesa per il futuro assetto della zona

Via Solferino viene giù, pezzo per pezzo. Sono ripresi con lena in questi ultimi giorni i lavori di abbattimento per il piano Soceba, mentre parallelamente in piazza Vittorio Emanuele II si lavora allo smontaggio dell’"obelisco", la parte in pietra del monumento a caduti e deportati, mentre la gente passa e alza lo sguardo nel sole battente di fine estate, intuendo appena cosa si muove dietro quella specie di "chador" gigante che pudicamente ricopre i lavori. Fatto il giro dell’isolato, via Solferino è transennata: una dopo l’altra vengono giù le vecchie case già malandate, riprendendo il lavoro avviato a luglio. Un vago sentore di polvere di mattoni invade l’antica via, percorsa da chissà quanti piedi per secoli. Era "lontana dagli occhi e lontana dal cuore" ormai da tempo, via Solferino. Strideva troppo, con il suo silente degrado, con il "salotto buono" scintillante di piazza San Giovanni, con la bella vita degli aperitivi e dello struscio del sabato pomeriggio, con la festa dei giovedì sera d’estate.
Eppure, pur sempre era un portato della storia cittadina, è in questa chiave che va letto anche l’intervento di chi avrebbe voluto, invece di dare il via libera alle ruspe, recuperare pagine del passato ormai perdute. Il progetto Soceba non stravolgerà la natura del centro: alcune caratteristiche perdute da tempo saranno anzi recuperate, come i passaggi pedonali verso piazza Vittorio Emanuele II, la struttura a corti, elemento tradizionale dell’architettura nostrana. Tornerà forse l’elemento perduto, la vita: un negozio, degli appartamenti. Per adeguarli alle esigenze odierne si è dovuto pensare ad un autosilo sotto la piazza. per fare l’autosilo si è dovuto "sacrificare" il monumento e spostarlo: si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato, e ubi maior, minor cessat.

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Via Solferino, la vecchia Busto cede alle ruspe 4 di 15

Fra la gente, chi prova un pizzico di rimpianto e chi, più pragmatico, fa spallucce in attesa di vedere cosa emergerà al posto della vecchia via abbandonata. Bastino due voci, raccolte sul posto.
«Ho nostalgia di quel ‘vecchiume’» ammette la signora Gabriella Foresti, mentre raggiunge lo studio dei figli poco lontano. «Anche il ‘vecchio’, purchè ben tenuto, può avere il suo fascino». Sfortunatamente, via Solferino proprio ben tenuta non era. «Vero, ma è vero anche che ai vecchi residenti o proprietari non si davano molte possibilità di agire. Quando invece arriva l’impresa con il suo progetto, tappeto rosso steso in terra». Così va il mondo, da sempre. «Poi per carità, si faranno cose belle, cose meno belle: vorrei solo che la legge, davvero, fosse uguale per tutti».
A pochi metri dalle transenne che sbarrano il passo, c’è una piccola enoteca. Bottiglie fini, per intenditori disposti a investire cifre anche importanti. Renato Pucci è il proprietario. «Sono qui da nove anni, non sono bustocco, questo negozio è un po’ il mio hobby, un’attività di nicchia. Sono contento, tutto sommato, che si siano avviati i lavori. La situazione, insomma, era inconcepibile. C’era chi si infilava per questa via e si convinceva di aver sbagliato strada, che non poteva essere questa la via che conduceva verso la piazza principale della città…» Quindi, sostiene, ben venga un intervento di riqualificazione. «Disagi? Non credo, non mi preoccupo più di tanto. Certo, c’è la strada chiusa per gli abbattimenti». È segnalato divieto fino a tutto domani. «Il mio è l’ultimo negozio rimasto in via Solferino, del resto». Con vista sulla basilica di San Giovanni. La via vecchia e in abbattimento e la piazza nuova: l’abbandono fino alla distruzione, e il movimento perenne di un centro dinamico. Tensioni opposte che si dovranno risolvere in una nuova concezione del centro città, mentre le benne continuano a ronfare e cigolare, e rumori di crollo annunciano un altro pezzo della vecchia Busto che se ne va.

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Pubblicato il 22 Settembre 2010
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