Dal Castello di Belforte a Palazzo Visconti, cosa stiamo perdendo?

Dopo il crollo di Pompei che ha scosso tutta Italia, ecco alcuni esempi di edifici importanti che i vari enti non riescono a recuperare e che rischiamo di vedere distrutti dal tempo

Il caso dei crolli di Pompei non è isolato in Italia. Anche nella provincia di Varese ci sono dei beni ambientali che stanno rischiando di essere corrosi dal tempo e dall’incuria. Privati e amministrazioni comunali non hanno i fondi per poter ristrutturare tutto e si tratta di progetti che spesso vengono messi da parte in questo periodo di crisi. Ne sono dei casi eclatanti in provincia il Castello di Belforte a Varese che risale al 1200; il convento dei Serviti di Maria a Tradate del 1400 circa; Palazzo Visconti a Saronno, più recente, del 1700; o il conventino di Busto Arsizio che ha appena avuto un finanziamento per un parziale recupero. Se avete altre segnalazioni di luoghi d’arte abbandonati inviate una mail a redazione@varesenews.it.
 
Castello di BelforteMa andiamo con ordine. La storia per salvare il Castello di Belforte risale agli anni ’50 con il primo articolo che nel titolo lanciava l’appello "Salviamo il Castello di Belforte". Da allora poco o niente si è fatto e dell’antico maniero oggi restano pochi ruderi. Ma il valore dell’edificio è indiscutibile: la prima parte del Castello, quella di cui non esiste più niente, è del 1200 quella rimasta in piedi invece è successiva, del ‘600. «È un braccio di ferro che dura da tantissimi anni – spiega Fabrizio Mirabelli, consigliere comunale di Varese per il Pd, "paladino" da sempre del recupero del monumento di viale Belforte – Il problema principale, oltre alla mancanza di fondi, è che tre parti del castello sono proprietà privata. Ma anche questo scoglio ormai è superato visto che recentemente è stato approvato in consiglio comunale una delibera che dà il via libera all’acquisizione a titolo oneroso delle parti di proprietà privata. Ora non ci sono più giustificazioni: con ventimila euro il Comune potrebbe acquistarlo e poi quanto meno conservarlo. Impensabile ipotizzare un recupero: la situazione è ormai molto compromessa ma salvare quel che resta è quanto meno doveroso».
 
Convento dei serviti di MariaA Tradate, invece, il Comune negli ultimi anni è riuscito a tornare in possesso della totalità del Convento dei Serviti di Maria, pietra miliare della città, che risale tra il 1300 e il 1400. Alla fine del 2009 l’amministrazione ha ottenuto un finanziamento di 300mila euro per rifare il tetto. Ma il progetto di recupero che era stato impostato nel 2008 è ben lontano dall’essere realizzato nella sua totalità. La struttura aspetta ancora degli interventi, soprattutto di conservazione per gli affreschi del 1500 che sono stati scoperti all’interno. Per ora l’edificio è stato messo in sicurezza.
 
Palazzo ViscontiA Saronno la vicenda di Palazzo Visconti è balzata agli onori della cronaca con l’incendio che ha colpito la struttura nel settembre del 2007. Un’intera ala è andata distrutta. Subito è stato rifatto il tetto e lo stabile è stato messo in sicurezza per preservare dalle intemperie i numerosi affreschi presenti. Ma tutto l’edificio è ben lontano dall’essere recuperato: mancano i fondi e recentemente l’amministrazione comunale ha trovato 100mila euro per chiudere tutte le entrate, dopo la denuncia delle pessime condizioni in cui si trovava il palazzo anche all’interno. Ancora oggi politici e associazioni stanno cercando di individuare quale potrà essere il futuro della struttura, ma soprattutto quale destinazione dare a Palazzo Visconti. «Per ora possiamo solo chiudere le entrate, la situazione è drammatica – spiega il sindaco Luciano Porro -. Ora non possiamo effettuare altri interventi, ma la posa degli infissi nuovi permetterà di preservare meglio la struttura».
 
Diverso il caso del conventino di Busto Arsizio. Dopo il via libera della Sovrintendenza, Agesp Servizi provvederà alla messa in sicurezza a partire da quella urgente del tetto. Nei progetti successivi del recupero, che costerebbe sui due milioni di euro, si prevede il trasferimento del centro dialetti, una biblioteca tematica con una legatoria artigianale e un caffé letterario. Ma anche qui il reperimento dei soldi necessari all’intervento non sarà semplice.

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Pubblicato il 11 Novembre 2010
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