Graglia: “La politica pensi allo sviluppo del Paese”

Nella Giunta dell’Unione degli Industriali è stato affrontato il problema della competitività. «Il sistema economico del nostro Paese fatica ad uscire dalla recessione e di tutto avrebbe bisogno fuorché di un’ennesima tornata elettorale»

I rumor sulla stabilità o meno del Governo preoccupano. Il sistema economico del nostro Paese fatica ad uscire dalla recessione e di tutto avrebbe bisogno fuorché di un’ennesima tornata elettorale, per di più con l’attuale legge. Con la stabilità dell’Esecutivo è in gioco la prosecuzione delle riforme avviate. Il Paese non può continuamente subire gli stop and go della politica, che deve agire con una visione strategica in una prospettiva di medio-lungo periodo. 
È questa la valutazione dell’attuale delicato momento politico che viene dall’ultima riunione della Giunta dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Che conferma la necessità di politiche atte a far recuperare competitività alle imprese e al sistema-Paese. Se si osservano infatti le statistiche internazionali si scopre ancora una volta che l’Italia non è messa bene.
Michele Graglia, presidente di Univa, ha fatto alcuni esempi: clima favorevole allo sviluppo delle imprese, che equivale all’attrattività degli investimenti (fonte Banca Mondiale): l’Italia è 78ma sui 183 paesi analizzati dalla classifica. Rispetto all’anno scorso ha perso 4 posizioni; competitività globale (fonte World Economic Forum): l’Italia è al 48mo posto su 139 paesi. Anche l’anno scorso aveva ottenuto lo stesso posizionamento; produttività sul lavoro (fonte Ocse): in Italia nel 2009 l’indice della produttività sul lavoro misurava 27,4, la media dell’area euro era 37,2, del G7 40,3. Dal punto di vista della variazione nel tempo, fatto 100 l’indice della produttività del lavoro nel 2000, in Italia non è cresciuto, ma è sceso: nel 2008 a 99,7 e nel 2009 a 98,3; infrastrutture: la Lombardia è al 91^ posto per strade e al 71mo posto per ferrovie nella classifica delle 132 principali regioni dei 5 Paesi più importanti; fatturato (fonte Mediobanca): due sole imprese manifatturiere – Fiat e Finmeccanica – nella classifica 2009 dei primi 100 gruppi industriali italiani per fatturato. Vent’anni fa erano sette. Avanzano energia, servizi, telecomunicazioni, ipermercati e supermercati.
«Con tutto il rispetto per questi ultimi – sottolinea Graglia – è però fondamentale che il manifatturiero continui ad essere il traino per lo stesso terziario. Di fronte a questi dati è nostro compito, come sistema di rappresentanza delle imprese, richiamare la politica a un cambio di passo». Un richiamo, è stata la precisazione, a beneficio dello sviluppo del Paese, non pro o contro una determinata area politica. «Sulle nostre prese di posizione non devono esserci fraintendimenti, non devono essere lette per quelle che non sono», ha aggiunto il presidente dell’Unione Industriali. Come dire: il confronto con le istituzioni è sempre basato non su logiche di schieramento, a favore o contro il Governo, a favore o contro l’opposizione, ma su contenuti di provvedimenti concreti.
Da qui l’attesa di interventi attenti alle necessità del sistema produttivo e, in particolare, all’annunciato “Milleproroghe”, provvedimento di entità intorno ai  7 miliardi nel quale, oltre al rifinanziamento di spese per circa 5 miliardi considerate “inderogabili” – tra cui le missioni internazionali, l’autotrasporto, gli ammortizzatori sociali, il fondo per la ricerca, le risorse all’università – dovranno trovare spazio anche gli annunciati interventi per sostenere la crescita, tra cui la detrazione irpef per le spese di ristrutturazione a fini energetici e l’aumento degli sgravi a sostegno del salario di produttività. L’auspicio, per la giunta dell’Unione Industriali varesina, è che proprio questi ultimi possano trovare una copertura finanziaria adeguata e non residuale. Mettere infatti le imprese e i lavoratori nella condizione di valorizzare il più possibile la parte di salario connessa con gli incrementi di produttività significa, da un lato, andare nella direzione del recupero di competitività per le imprese e, dall’altro, far partecipare i lavoratori ai positivi risultati che le imprese, se sono competitive, sono sicuramente in grado di conseguire.

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Pubblicato il 05 Novembre 2010
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