“Riconoscere e contrastare la mafia”: Nando Dalla Chiesa a Lonate Pozzolo

Appuntamento lunedì 22 novembre per l'incontro pubblico indetto dal Gruppo di Lavoro per la Legalità, nato per volontà di tutti i gruppi consiliari. Attesa anche la presenza del capo della Mobile Bartolotta

Legalità è libertà. I due concetti sono inscindibili, l’una protegge l’altra. Per ricordarlo a tutti il Gruppo di Lavoro per la Legalità, costituito da tutte le componenti del consiglio comunale di Lonate Pozzolo, organizza un incontro pubblico per la sera di lunedì 22 novembre alle ore 20,45, presso la sala "Ulisse Bosisio" del Monastero di San Michele (accesso da via Cavour) sul tema "Come riconoscere e contrastare i comportamenti mafiosi". Ospite d’eccezione sarà Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata. Il figlio del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso nel 1983 dalla mafia, sarà accompagnato al tavolo dei relatori da Massimo Brugnone, referente lombardo dell’associazione giovanile antimafia Ammazzateci Tutti, e da Luigi Vecchione, presidente vicario del Centro Cattolico Liberale. Si attende conferma della presenza del Dirigente della Squadra Mobile di Varese, Sebastiano Bartolotta; l’invito è stato esteso allo stesso Questore del capoluogo, Marcello Cardona. Modererà il giornalista Orlando Mastrillo, di Varesenews.

Si tratta della prima di una serie di iniziative nate dall’impegno del Gruppo di Lavoro per la Legalità, costituito con votazione unanime del consiglio comunale di Lonate Pozzolo lo scorso 28 settembre. L’11 ottobre sono stati individuati i nomi dei componenti, due per parte politica: l’assessore Gennaro Portogallo e il consigliere Francesco Basile per il PdL, Armando Mantovani e Virginio Cucchi per la Lega Nord, Giacomo Buonanno e Walter Girardi per i Democratici. A coordinarne l’operato, l’assessore alla cultura Giancarlo Simontacchi. «Ci siamo incontrati più volte» riferisce l’assessore-coordinatore, «in sole ddue settimane abbiamo preparato il primo di questi eventi che avranno il tema della legalità e della libertà come assi portanti, e che applicheremo a diversi ambiti specifici». Si tiene a precisare che il compito del gruppo è limitato e specifico alla diffusione della cultura della legalità. «Non solo contro le mafie» aggiunge, «anche per la prevenzione di fenomeni come il bullismo tra giovanissimi, che se nona rginato può portare a situazioni ben più preoccupanti».
Ma è chiaro che l’argomento che più spicca, data anche la formazione dei relatori, è quello della criminalità organizzata. Occasione che capita "a fagiolo" anche alla luce del grande successo di pubblico di "Vieni via con me" di Raitre, trasmissione in cui Roberto Saviano ha ripercorso ieri sera l’ascesa della criminalità organizzata, e particolarmente della ‘ndrangheta, in Lombardia.
«C’è stata un’escalation di fatti che hanno mostrato ala presenza di una cultura mafiosa sul territorio» rilevava il consigliere democratico Buonanno, «già la trasmissione Presa Diretta aveva mostrato di Lonate un quadro eccezionalmente compromesso (scatenando le ire del sindaco Gelosa). Era doveroso agire in modo unitario, non come parte, e agire non solo sull’immagine di Lonate, ma sulla sostanza, fare di questo paese un esempio di come si può contrastare la malavita con degli anticorpi culturali. Fondamentale sarà quindi la presenza di un Dalla Chiesa che ci potrà dipingere dal punto sociologico il ritratto delle mafie. La mafia si batte solo trasformando l’amministrazione pubblica in una casa di vetro, e mobilitando non un partito, ma tutta la comunità». Inevitabile qualche frecciatina indirizzata alla Lega, che l’anno scorso in campagna elettorale tenne una fiaccolata "di partito" contro la ‘ndrangheta cui presero parte solo suoi militanti, in una Lonate semideserta. «Non è finita qui» scuote la testa il leghista Mantovani, nonostante gli arresti che hanno falcidiato gli ambienti legati alla "locale" malavitosa; «battiamo il ferro finché è caldo. Di queste vicende sentiremo ancora parlare, cercheremo di dare continuità a queste iniziative e di non lasciarle fini a se stesse». Mantovani rivendicava il gruppo costituito come figlio di proposte della Lega, ma qui Buonanno lo stoppava: «La vostra proposta era diversa. È arroganza e presunzione muoversi da soli, sbandierare primogeniture non serve a nulla se non porta a riscultati concreti. E aggiungo che quando si fa una cosa, si è responsabili del suo fallimento: vale per una fiaccolata, potrà valere per questa serata se non avrà un pubblico adeguato».
Chiuse le punzecchiature da consiglio comunale tra le minoranze, l’assessore Portogallo parlava dei mafiosi come di "cattivi" veri: «Gente che fa del male in modo gratuito ai singoli e a tutti, anche celandosi dietro finte prestazioni e "amicizie", spesso verso chi ha bisogno. Non è un giudizio che emetto a cuor leggero, perchè spesso dietro i comportamenti devianti vi sono motivazioni che bisogna cogliere. Scopo e finalità del nostro lavoro come gruppo restano comunque improntati alla diffusione della cultura della legalità, a partire dai più giovani, spesso affascinati da chi vive d’espedienti, di criminalità piccola e grande. Ma guardate un Provenzano: tecnicamente era forse l’uomo più ricco d’Italia, ma viveva in una taverna di una cascina, nutrendosi di verdure, senza nemmeno poter uscire. Sarebbe questa la bella vita dei mafiosi?»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Novembre 2010
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